15 dicembre 2008


Questo bel montaggio video sul Laboratorio Anteprima di MAMMA MAMMAZZA è stato realizzato da Rossana Barbati
Grazie a Rossana e grazie ancora a tutti quelli che hanno partecipato e collaborato al lavoro! 
Per saperne di più sul laboratorio visitate il sito di LUPUSAGNUS cliccando QUI!

12 dicembre 2008

Le recensioni di Mammazza cominciano a diventare tante. Ho quindi aggiornato la pagina del sito WWW.LUPUSAGNUS.COM dove trovate tutte le recensioni da consultare e scaricare in formato pdf
In particolare voglio citare il titolo dell'articolo di Luca Vido de "Il Giorno": 

"La famiglia-incubo dei Lupusagnus è una vera sorpresa. "

Evviva. E grazie.

07 dicembre 2008

Altra recensione! Di Mauro Lupoli su Teatroteatro.it

Ecco l'incipit:
Mamma Mammazza è un lavoro che si potrebbe definire cattivo, ammesso che questo genere esista in teatro, che analizza la follia umana nel suo lato peggiore, si avvicina all'orrore ed induce ad una riflessione su vizi, perversioni, mostruosità  e intrinseche storture dei legami familiari. Le moderne statistiche hanno impiegato più di duemila anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre in famiglia. 



Il resto dell'articolo sul sito di TeatriTeatri.it
Un grazie a Mauro Lupoli e al sito!
Altro articolo. Di Roberto Borghi su IL GIORNALE:
Teatro «Mamma mammazza», quando la tv è il male
«Mamma mammazza» è un cabaret feroce, un reality truculento ambientato fra le mura domestiche, uno spettacolo in cui si ride di gusto, ma senza che la comicità attenui gli aspetti conturbanti del testo di Aquilino. La trama ha uno svolgimento tanto lineare quanto assurdo. Piero, un trentenne con turbe adolescenziali, esibisce in un parco pubblico le sue «vergogne di uomo» a una runner. La ragazza lo denuncia e si mette sulle sue tracce. Piero cerca rifugio nella propria casa, dove lo attende una madre simile nell’aspetto a Crudelia de Mon e nell’animo a Medea. A darle man forte c’è Chiara, la sorella di Piero, che lo consegna alla polizia. A punire il reo confesso sarà comunque la madre che lo ucciderà a colpi di martello. «Mamma mammazza» è una farsa efficace sul lato demoniaco dell’ambiente domestico: il desiderio di protagonismo mediatico è il vero motore dell’azione. 
Roberto Borghi
Link alla pagina de Il Giornale
Sul sito NOKOSS, progetti, idee e culture alternative è uscito un bell'articolo di Anna Vallarino sulla nostra MAMMAZZA
Inizia così: "La madre assassina è un tema mai abbandonato e sempre rivisitato . Nuove Medee si accalcano sulla scena e chiedono di essere ascoltate. Ora è la volta di una madre di una periferia cittadina che, esasperata e sadica, giunge a compiere le azioni più estreme."
Ringraziamo e pubblichiamo il LINK ALL'ARTICOLO

04 dicembre 2008

Tanto che non scrivo sul blog. Mancanza di tempo. Mammazza ha debuttato ieri in modo ufficiale, dopo la settimana di anteprime legate al progetto Laboratorio Anteprima di cui avevo già scritto. Il laboratorio è stato una bellisima esperienza e di questo voglio ringraziare tutti i partecipanti, di cuore. Cominciano poi ad arrivare le prime recensioni. Tra le promissime questa di Sara Trecate sul sito TEATRIMILANO.IT. Ne riporto le prime righe: "La casa dovrebbe essere un luogo ospitale, in famiglia ci si dovrebbe sentire al sicuro, invece in questa assurda storia la famiglia accusa, umilia e tortura uno dei suoi membri..."
Il seguito lo leggete sul sito di TEATRIMILANO 

24 novembre 2008

Settimana di anteprime per Mamma mammazza al Teatro di ringhiera di via Boifava 16. Dal 2 al 21 dicembre repliche ogni sera. Scaricate qui il programma di sala.
E' iniziato anche, in occasione delle repliche dello spettacolo, il Laboratorio Anteprima.
Si tratta di un progetto sperimentale destinato a 30 Studenti universitari provenienti da diverse discipline ed Atenei milanesi. L'obiettivo è quello di costruire uno spazio di scambio approfondito tra la compagnia ed i partecipanti sui temi e sui modi dello spettacolo nel passaggio dal testo scritto alla rappresentazione e al successivo confronto col pubblico. Gli studenti partecipanti forniranno un feedback su come il lavoro viene percepito dagli spettatori, per riflettere assieme sulla capacità del teatro di affrontare dinamiche problematiche e sull’evoluzione dello spettacolo nel corso delle recite.

30 ottobre 2008

Ecco una vista di Mosca. Sono qui da quasi due settimane. Il lavoro dell'Accademia al Teatro Maly procede molto bene,  ma altri segnali sono invece inquietanti. Per due volte in questi giorni, mentre guardavo rai-news 24, il canale di notizie internazionale della rai, lo schermo si è tinto di un bel blu intenso. Guarda caso è successo quando davano la notizia delle proteste qui a Mosca in occasione di due ricorrenze: la morte della Politkovskaja e la strage del Teatro Dubrovka... la censura funziona persino meglio che da noi. O forse solo in maniera meno subdola, in fondo. Schermo blu. non si passa. E questo mentre leggo dei ragazzi delle università picchiati dalla polizia a Roma. Brutti tempi, questi, davvero. Blu notte...

13 ottobre 2008


"Artemisia, le tinte forti della passione"
di Aquilino.
Lettura scenica al Museo Borgogna di Vercelli.
Nelle foto Marta Comerio e -all'arpa- Sara Bertucelli.

12 ottobre 2008

"Artemisia, le tinte forti della passione" di Aquilino, 
con Marta Comerio. Regia di Stefano de Luca. 

E' andata in scena in serata unica al Museo Borgogna di Vercelli questa lettura scenica su drammaturgia di Aquilino.  Produzione Lupusagnus.

"Il museo Borgogna è certamente uno scenario d’eccezione per ospitare questa nostra rievocazione della altrettanto eccezionale vicenda umana ed artistica di Artemisia. Fin dal primo sguardo abbiamo sentito che proprio qui -tra questi colori, tra queste tele- il racconto di Artemisia prenderà magicamente vita. E ci commuoverà. Non serve altro, l’atmosfera è lì, palpabile. L’arpa  di Sara Bertucelli accompagnerà la voce recitante di Marta Comerio, capace di evocare le tinte forti della passione. Con particolare emozione abbiamo osservato la Sacra Famiglia dipinta dal padre Orazio. Che sarà lì, a pochi passi. Perchè proprio al padre spesso si rivolgerà Marta/Artemisia, tra rabbia e amore, tra devozione filiale e disperato slancio di indipendenza. Straordinaria vicenda di un padre e  di sua figlia che sono anche fratelli nell’arte."
Stefano de Luca
(Nella foto "Susanna e i vecchioni" di Artemisia Gentileschi)

04 ottobre 2008

Tornato da qualche giorno da Quito, Ecuador. Ennesimo viaggio dell'Arlecchino. 
"Le condizioni erano abbastanza estreme, sia dal punto di vista tecnico che da quello ambientale.
La luce che andava via durante le prove. I candelabri riportati in scena come nell'edizione dell'addio. Un teatro decadente e pieno di atmosfera come una enorme cattedrale. Il fiatone di tutti dietro le maschere. La prima sera è stata una battaglia. Vinta per volontà, prima di tutto quella -veramente inarrivabile- di Ferruccio. Veramente un esempio di  professionalità e di  volontà.  Fantastico. Abbiamo sofferto il teatro  enorme e  pieno solo a  metà,  la distanza  dal pubblico  e  il freddo assurdo. Ma abbiamo portato a casa  la  contentezza e l'emozione del pubblico..."
Ma le cose vanno tanto in fretta che non c'è tempo di scrivere e raccontare. Riunioni e incontri per il progetto Darwin. Riprese video per Mamma mammazza. E il lavoro di preparazione per l'Accademia di Commedia dell'Arte che inizia a Mosca il 20 di questo mese. Per non parlare degli altri progetti per il futuro che già si affacciano all'orizzonte. Mmh, bisogna fare un passo alla volta... e io come sempre procedo a salti!

10 settembre 2008

Ieri sera ho visto uno spettacolo bellissimo. Succede così raramente, ormai, di vedere qualcosa di veramente significativo. Qualcosa che ti faccia dire: Ecco, sì! Il teatro è vivo, il teatro è ancora qualcosa che davvero parla di noi, dei nostri sentimenti, dei sogni, delle nostre paure! Qualcosa che ci commuove e ci fa sentire che ancora non tutto è perduto.

NEVA è lo spettacolo di esordio della compagnia cilena Teatro en el blanco, nata nel 2004. Composta dal regista-autore Guillermo Calderòn e da tre generosi e straordinari attori: Tirnidad Gonzales (nella foto a sin), Paula Zuniga e Jorge Becker (ai lati nella foto in basso). Racconta la storia di Olga Knipper, la moglie di Anton Checov. Sei mesi dopo la morte del marito, vittima della tubercolosi, si allontana per una settimana dal Teatro d’Arte di Mosca, dov’è prima attrice, per provare in un teatro di San Pietroburgo.

Arriva in città in mezzo alla turbolenza rivoluzionaria dell’inverno del 1905. Proprio in quel giorno, le truppe zariste hanno represso selvaggiamente una massiccia manifestazione e hanno ucciso centinaia di persone nella fatidica giornata che in seguito sarà chiamata “ La domenica di Sangue”. Mentre Olga aspetta che arrivi il resto del cast racconta agli altri due attori presenti (gli unici che arriveranno) della suo terribile senso di colpa per aver vissuto lontano da Anton durante la sua malattia. Colpa che la paralizza al punto di impedirle di recitare. Chiede ai due attori che sono con lei di provare a recitare la morte di Checov. L’infruttuoso sforzo diventa lo spunto per discussioni sul teatro, la politica e soprattutto sull’amore. Tuttavia, quanto si può e si deve parlare dell’amore e del teatro in un momento storico come quello?

Neva (il nome del fiume principale di San Pietroburgo) parla di noi. Si interroga sul teatro, sulla sua necessità. Sulla sua relazione con la società. Ed è la prova concreta che per fare il teatro non c'è bisogno di molto. Oddio, tre attori straordinari e un testo ben scritto e sorretto da una urgenza autentica non sono certo poco! Oltre a una regia intensa e "invisibile". Poetico, struggente. Bellissimo, da non perdere assolutamente! Lo spettacolo sarà a Roma al Teatro India nei prossimi giorni e poi a Napoli.

Muchas gracias a Trinidad, Paula, Jorge e Guillermo! Per le emozioni e per la bellissima serata dopo lo spettacolo. Sono sicuro che è l'inizio di una amicizia e di una collaborazione. Cuidense y que le vaya bien!

08 settembre 2008


"La rabbia di Pasolini", l'ipotesi di ricostruzione della versione originale del film di Pier Paolo Pasolini, realizzata da Giuseppe Bertolucci da un'idea di Tatti Sanguineti, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2008. Questo è il trailer, tratto dal canale YouTube della Cineteca del Comune di Bologna. Da vedere assolutamente.

"Cos'è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità.
Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come "normale", privo della eccitazione e dell'emozione degli anni di emergenza. L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l'abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. [...]
Cos'è che rende scontento il poeta?
Un'infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere: e senza la cui risoluzione la pace, la pace vera, la pace del poeta, è irrealizzabile.
Per esempio: il colonialismo. Questa anacronistica violenza di una nazione su un'altra nazione, col suo strascico di martiri, di morti.
O: la fame, per milioni e milioni di sottoproletari.
O: il razzismo. Il razzismo come cancro morale dell'uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. E' l'odio che nasce dal conformismo, dal culto della istruzione, dalla prepotenza della maggioranza. E' l'odio per tutto ciò che e' diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l'ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialli, gli uomini di colore: odio contro gli ebrei, odio contro i figli ribelli, odio contro i poeti. [...]
Sembra non esservi soluzione da questa impasse, in cui si agita il mondo della pace e del benessere. Forse solo una svolta imprevista, inimmaginabile... una soluzione che nessun profeta può intuire... una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare... forse... Forse il sorriso degli astronauti: quello forse, è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo."

P. Pasolini

04 settembre 2008

Settembre. Ricomincio a scrivere di teatro. Il che fa bene, sicuramente. Perlomeno a me che scrivo :) Ne approfitto per salutare tutti gli amici che ogni tanto vengono a leggere questo blog! Che a volte serve proprio a tenersi in contatto con amici lontani ma più spesso serve semplicemente a tenermi in contatto con me stesso. E con le cose che faccio. O quelle che dovrei fare! Di ritorno da un'estate contraddittoria, sto lavorando a molte cose contemporaneamente. Impegni che mi occuperanno per tutta la prossima stagione. 

In primo luogo lo spettacolo su Charles Darwin. Il materiale è interessantissimo, e sterminato.  Così leggo e studio molto nel tentativo di attenuare la mia crassa ignoranza sull'evoluzionismo e per costruire una serie di temi di lavoro per lo spettacolo, oltre che una base drammaturgica.  L'idea della scena è già avviata. Ne ho discusso ieri con Marco Rossi, che la  realizzerà sicuramente benissimo. Un'idea di spazio semplice, come sempre. In questi giorni vorrei incontrare i cinque protagonisti dello spettacolo. Giovani attori diplomati lo scorso anno alla scuola del Piccolo. Ma di questo scriverò e racconterò man mano che il lavoro procede e si precisa.


Abbiamo cominciato le prove del secondo spettacolo di LUPUSAGNUS. Ancora un testo di Aquilino, dopo il nostro debutto con Mamma mammazza. (Che presenteremo -inseriti nella stagione del Piccolo Teatro- al Teatro di Ringhiera di Milano). Anche questo secondo testo è fortissimo per la tematica, forse ancor più che quello precedente. Non anticipo niente, a parte l'immaginetta a lato. A giorni titolo e contenuti, sia qui che sul sito di LUPUSAGNUS.

Terzo impegno è l'Accademia di Commedia dell'Arte, che aprirà i suoi lavori a Mosca in ottobre. Ho lavorato al programma e sono sicuro che sarà una straordinaria esperienza di approfondimento, dopo anni di Arlecchino. Anche qui si apre un campo di studio sterminato. Dunque anche di questo scriverò più avanti in maniera approfondita.

Ecco qua. L'estate è già alle spalle con le gioie e le malinconie di una stagione più che mai fugace. Chiudo questo post sbilenco con una bella citazione di Daisaku Ikeda sullo "spirito poetico". Ne farò la mia guida per questa ripresa del mio lavoro e delle cose della vita:
"Lo spirito poetico fa parte di ogni impresa umana e permette di percepire con l'intuito l'intimo legame che lega il singolo essere umano a tutti gli altri e all'intero universo. Poeta è colui che dà voce a questa realtà interiore. Tutti dobbiamo essere poeti, per salvare il mondo."

11 agosto 2008

Di tanta e così spessa oscurità
Da farvi credere che più non vedreste
Stendendo appena oltre la spalla il vostro braccio,
Non sapevo che un’unica ma più che certa cosa:
Che conteneva volontà omicide
Innumerevoli, smisurate

Il vettovagliamento, un incubo in più
Un mostro piccolo che si agita nell’immane,
La guerra. Davanti a noi, di fianco, dietro
Dappertutto: dei bruti. Con la pendente
condanna a morte, una voglia sola,
Enorme – poter dormire – ci dominava.
Anche nel trangugiare, il tempo
lo sforzo ci tormentava.
Un tratto di rigagnolo, un pezzo di muro
ci pareva, talvolta, di distinguerli.
Gli odori ci aiutavano a ritrovare
La fattoria, per i villaggi abbandonati
nella notte di guerra ritornavano cani.
Ed è l’odore della merda la guida migliore.

Nella notte del villaggio in guerra
L’aiutante maggiore custodiva il suo branco,
I destinati animali umani
Al mattatoio immenso, spalancato

Louis Ferdinand Céline (1894-1961)
da Viaggio al termine della notte,
una ri-composizione di Guido Ceronetti

26 luglio 2008

Ottanta anni fa nasceva Stanley Kubrik. Il più grande di tutti. Per ricordarlo - e per vincere tutte le malinconie di questa giornata(!) - mi rivedo "Orizzonti di gloria" e "Il dottor Stranamore". Il lavoro di Kubrik -ci penso per la prima volta in questo momento- mi ricorda quello di Strehler. Ogni suo film, come ogni spettacolo del mio maestro, può essere visto e rivisto mille volte, e rivelare sempre dettagli nuovi, nuove prospettive, come fosse costituito da infiniti strati sovrapposti. Infiniti livelli di lettura. Questa è caratteristica dell'arte. E' viva. Risuona insieme a te e continua a parlarti attraverso il tempo. Ogni film di Kubrik, così come ogni spettacolo di Strehler può essere visto e studiato come un manuale di regia.

"A volte la verità di una cosa non sta tanto nel pensiero di essa, quanto nel modo di sentirla".
Stanley Kubrik

21 luglio 2008

Ho ricevuto una bella lettera da Giovanni. La pubblico qui, col suo permesso. Mi pare un esempio molto bello di come a volte -senza averne piena consapevolezza- col nostro lavoro, con le nostre azioni, piantiamo dei semi nei cuori delle persone. Senza sapere che frutti daranno questi semi e neppure se e quando si manifesteranno. Causa ed effetto. Fantastico. Grazie a te Giovanni! Non sarà mica un caso che di cognome ti chiami Gioia!?!

Ciao Stefano,
mi chiamo Giovanni, sono un ragazzo napoletano.
Una sera dello scorso dicembre mi aggiravo per le strade di Budapest e la mia attenzione veniva catturata dell'insegna di un teatro ( da qualche anno mi sono trasferito a Milano e studio recitazione all'Accademia professionale del Centro teatro attivo perciò tutto ciò che sa di teatro mi cattura letteralmente). Uno striscione sormontava la strada "Napolyi kisertetek... E. de Filippo"...
Mi trovavo in un periodo abbastanza incasinato per motivi personali ma quella cosa mi toccò interiormente.
Era come se un pezzo di casa mia mi stesse vicino...
Ti scrivo questa mail per ringraziarti a nome della mia Napoli (quella bella).
Avrei voluto farlo prima ma solo oggi, per caso, sono capitato sul tuo profilo youtube e sono riuscito (sempre per caso) a risalire al tuo sito.
Ti saluto e ti auguro un felice successo di carriera.
Magari se passi da Milano con uno dei tuoi spettacoli avvisami che vengo ad assistevi in prima fila!

Un sincero grazie ancora...

Saluti

Giovanni Gioia

19 luglio 2008



-Perchè non ci uccidete subito e la fate finita?
-E che ne sarebbe dello spettacolo?

A proposito di violenza... Ho visto Funny games. Un film di Michael Haneke (quello de La pianista) con protagonisti Naomi Watts e Tim Roth. E mi è venuta voglia di scriverne una recensione. Almeno questa è fiction, non come a Bolzaneto.
Eccola qui. Attenti che svela i contenuti del film!

Due bei giovanotti abbigliati di bianco, educatissimi, con l’aria di essere appena usciti da un prestigioso college americano, si presentano alla porta di una bella casa sul lago. Con la scusa di chiedere delle uova. Tengono poi la famigliola in ostaggio nella loro stessa casa e la massacrano, dopo essersi divertiti (?) per 24 ore a torturarli fisicamente e psicologicamente. -Perché lo fate? Domandano i poveretti, tenuti a bada con una banalissima mazza da golf. E così noi spettatori , disperatamente alla ricerca di un senso. Senza ricevere risposta. Solo i sorrisi inquietanti dei due angioletti biondi. Vuota violenza? Noia esistenziale? Malattia mentale? Crudeltà gratuita? Niente di tutto questo.
I giochini sadici in cui i due si mostrano espertissimi sono in realtà una trappola tesa dal regista direttamente ai poveri spettatori che da subito si identificano di volta in volta con i tre componenti della famiglia e con i loro disperati tentativi di sottrarsi ai torturatori.

Ma un paio di inqudrature ci mettono in guardia e ci permettono prima di intuire e poi di svelare il sadico giochino.

Nella prima parte uno dei due giovanotti in bianco si rivolge alla camera da presa (e dunque direttamente agli spettatori). Era questo che volevate, no? Violenza. Suspence. L’attore rompe così per un attimo la quarta parete e, quasi brechtianamente, il realismo della rappresentazione filmica.
Ma poi l’azione riprende, violentissima e shoccante, e veniamo rituffati negli avvenimenti, totalmente identificati con i protagonisti. Aggrappati alle poltrone. Senza scampo.
Allora il vero giochino divertente del film -la trappola- è: scommettiamo che io –regista onnipotente- riesco a tenere voi spettatori inchiodati alle sedie, per quasi due ore, torturandovi a piacimento e spaventandovi a morte? E senza nessun tipo di giustificazione psicologica di nessun genere. Senza nemmeno una storia. Solo usando ad arte i mezzi del cinema di genere.
Un virtuosismo dunque. E pure dichiarato.
E noi cadiamo nella trappola, che è costruita magistralmente. Alternando la speranza in una possibile fuga a momenti di allucinante impotenza. E veniamo cucinati ben benino, come le vittime nel film. Prima il bambino – e qui si infrange anche un tabù, oltre che le uova dell'inizio– poi il marito, e per ultima la moglie (quella in cui spereremo fino all'ultimo) vengono piegati psicologicamente. Ridotti all’impotenza e poi uccisi. Così, con una facilità spaventosa.
L’altro momento in cui il regista gioca sporco –e allo stesso tempo ci offre un appiglio per sbrogliare la matassa- è quello in cui ci mostra addirittura un rewind dell’azione. Avviene così. La moglie riesce a raggiungere il fucile e –con gran gioia di noi spettatori – a scaricarlo addosso al torturatore più giovane. Finalmente, che gioia! Esultiamo noi vedendo l’aguzzino scaraventato contro il muro dalla forza del colpo, mentre una enorme chiazza di sangue si allarga sul suo petto.
E uno è andato! Si salveranno. Ci salveremo! E invece no. Rewind. Con il telecomando, semplicemente, l’altro angelo della morte riavvolge la pellicola di qualche minuto. Le immagini si muovono rapidamente al contrario, contro ogni logica apparente. Fino all’istante prima che la donna si impadronisca del fucile. E così il giovinotto in bianco glielo impedisce e la stende, con un calcione ben assestato. Non si scappa. E noi spettatori ci rendiamo conto di aver esultato per un’omicidio. Ecco un’altro shock e un'altra rottura del continuum della storia. Il regista ci dice: stiamo giocando. E io faccio e disfaccio le regole, a mio piacimento. Voi siete solo spettatori impotenti, potete solo subire. Io sono il padrone del tempo e degli avvenimenti. E per voi/loro non c’è alcuna speranza. Funny games.
Il film è costruito in maniera impeccabile e gli attori sono straordinari. Certo, senza afferrare il giochino nascosto gli spettatori rischiano una certa dose di frustrazione. E il giochino, in effetti, è ben nascosto. Direi persino rivolto a spettatori piuttosto smaliziati. E si nutre di una notevole quantità di citazioni, soprattutto dal cinema di Kubrick. Il bianco degli angelici violentatori richiama immediatamente i protagonisti di Arancia meccanica. Così pure la loro elegante "ultraviolenza”, come la morbosità di certe situazioni. Infatti anche senza arrivare al “dolce dolce su e giù”, tanto caro ad Alex in Arancia meccanica, la bellissma Naomi Watts riceve la sua buona dose di sevizie sessuali. Mentre la pallina da golf che, rotolando beffarda, annuncia il ritorno dei due è una citazione da Shining.
Che dire. Un bel giochino. Divertente. Terrorizzante. Funny games.

©Stefano de Luca

15 luglio 2008

"Allora Pinocchio, preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato.

Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni.

Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l'iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome, il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia.

Il giudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima parte al racconto: s'intenerì, si commosse: e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello.

A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi.

Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:

- Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.

Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia.

E lì v'ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi: e vi sarebbe rimasto anche di più, se non si fosse dato un caso fortunatissimo. Perché bisogna sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappa-citrulli, avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi e velocipedi, e in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini.

- Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch'io, - disse Pinocchio al carceriere.

- Voi no, - rispose il carceriere, - perché voi non siete del bel numero...

- Domando scusa, - replicò Pinocchio, - sono un malandrino anch'io.

- In questo caso avete mille ragioni, - disse il carceriere; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo, gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare."

Benvenuti nel paese di Acchiappa-citrulli. E' arrivata, dopo soli sette anni (!), la sentenza per lo scempio di Bolzaneto. Non fu tortura. Nessuno farà un solo giorno di prigione. Certo, cos'altro ci si poteva aspettare? E' normale in questo paese senza vergogna. Un paese in cui non si può essere accusati di tortura perchè non esiste il reato di tortura! Paese offeso, violentato, in cui il capo del governo si scrive da solo le leggi per sfuggire ancora una volta a un processo in cui è accusato di reati comuni. In cui il presidente della Regione Abruzzo, una delle regioni italiane con il più alto debito nella sanità, viene arrestato insieme a mezza giunta con l'accusa di aver preso mazzette per circa 6 milioni di euro! Se colpevole, pagherà? Restituirà i soldi rubati? Non nel paese di Acchiappa-citrulli. Ridente gioioso paese in cui in gattabuia ci vanno solo i poveracci, come Pinocchio. "Spesso i teoremi accusatori sono infondati...", sghignazza quello. Certo. Vergogna. Vergogna. Vergogna.

Supportolegale

10 luglio 2008


"Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato!"
A volte pare che la bellezza e la poesia debbano per forza diventare monnezza in questo nostro povero paese. Finire in una discarica. Eppure forse questo è necessario per accorgersi finalmente che, lassù, ci sono le nuvole...

Non ho tanta voglia di scrivere, ultimamente. E nemmeno di parlare...

02 luglio 2008

Umberto Eco ha inviato questa lettera a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi, promotori della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona.

Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:

1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.

2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco

(2 luglio 2008)

02 giugno 2008

Abbiamo recitato Mamma mammazza a San Lorenzo al Mare. Teatro dell'Albero. Dove la scorsa estate abbiamo svolto il primo laboratorio per l'allestimento dello spettacolo. Il teatro era strapieno e lo spettacolo è piaciuto molto. Risate e applausi finali convintissimi. E' un buon segnale anche perchè lo abbiamo ripreso veramente in pochissimo tempo e lo spazio piccolissimo del teatro ci ha costretti a diverse variazioni. Ma la notizia davvero importante è che siamo in stagione al Piccolo! Nel prossimo novembre Mamma mammazza sarà ospite -in stagione del Piccolo- presso il Teatro di Ringhiera. La direzione artistica di questo spazio è di Serena Sinigaglia. I dettagli sul sito del Piccolo. Per me personalmente diversi altri impegni per la prossima stagione. Primo fra tutti uno spettacolo su Darwin -dedicato ai più piccoli- da scrivere insieme a Giulio Giorello e Luca Boschi. E poi la vice-direzione dell'Accademia Internazionale di Commedia dell'Arte. Di entrambe le cose parlerò più avanti in dettaglio. Ora mi prendo venti giorni di stacco. Necessari. Nello slideshow alcune foto mie dal backstage di Mamma Mammazza.

27 maggio 2008

Ancora una bella recensione de La Barca dei comici -mi era sfuggita, la pubblico ora- dal sito Teatroteatro.it

"La barca dei comici, che nasce dalla collaborazione tra Piccolo Teatro e Teatro Gioco Vita, viene portata sulla scena da Stefano De Luca con uno straordinario accento fiabesco. La finalità dell’opera è avvicinare al teatro bambini e adulti nel modo più naturale possibile: creare stupore e ammirazione nello spettatore, che mal celando il puerile pudore per la rivelazione, si riscopre un po’ “bambino”. E’ in tale ottica che la viscerale passione di Goldoni per il teatro viene illuminata da un candore infantile, da un calore solare che disegna sul viso dello spettatore un sorriso spontaneo e lo abbraccia, conducendolo per mano, nel favoloso mondo del teatro goldoniano.

Quella di Stefano De Luca è una regia capace di fare di un episodio di vita del commediografo Goldoni la metafora della sua passione per il teatro, e del modo stesso di viverlo e interpretarlo: con gioia, e divertimento, tanto che è lo stesso giovane Goldoni sulla scena a dichiarare di non voler mai più scendere da quella barca, di non voler terminare quel viaggio nel teatro del settecento che sarà, infatti, da lui profondamente innovato.
Lo spettacolo offre slanci di sincera passione che evocano l’amore sincero di Goldoni per il teatro. I giochi di luci e ombre, a cura di Nicoletta Garioni e Fabrizio Montecchi, lasciano spesso ammirato lo spettatore.
Una menzione particolare per una scenografia che ben rispecchia l’ambientazione fantastica che pervade il lavore di De Luca: la riproduzione delle onde del mare solcato dalla barca dei comici proietta il pubblico in una fiaba vivente".

(Giulio Greco)

26 maggio 2008

Domani la conferenza stampa per la presentazione della prossima stagione del Piccolo. E molte novità. Alcune veramente inaspettate, anche se molto desiderate. E concretizzatesi all'improvviso. Ne scriverò domani, a cose ufficializzate. Corna e bicorna, diceva mia nonna, che era scaramantica anzichenò. Intanto ho messo in cantiere il nuovo sito di LUPUSAGNUS, anche in occasione della recita "di ringraziamento" che faremo sabato 31 al Teatro dell'Albero di S.Lorenzo al Mare, vicino a Imperia. Lì è cominciata la sfida di questa esperienza e non a caso ci torniamo proprio in questi giorni. Le cose si muovono in fretta e bisogna cercare di stare al passo con le cose. "Essere pronti è tutto" è l'insegnamento del Principe di Danimarca. E' un insegnamento profondo, naturalmente. Come tutti quelli del Bardo. Tutto dipende da noi.
L'indirizzo del sito è: www.lupusagnus.com

20 maggio 2008

Quante cose. Scrivo in piena notte, una di quelle notti in cui non si può proprio dormire. Sono tornato solo ieri da Ancona, ultima settimana di recite di Arlecchino. Almeno per questa stagione. E, subito prima, dieci giorni in Canada, a Montreal. Quante cose. Riuscire a lasciarne traccia sul blog è un'impresa. Vediamo. Bè. Il Canada è stato un trionfo, vero. Pubblico caloroso quello di Montreal, già scaldato dai primissimi tepori dopo un interminabile inverno sottozero e quindi felice di applaudire gli esotici comici italiani. Bella la gente. Bella la città. Un miscuglio tra vecchia europa e nordamerica che mi è parso decisamente vivibile, civile. Luogo di incontro -e scontro- di lingue e culture, tra aperture e sussulti di separatismo francofono.

Da ricordare la manifestazione in piazza per i sessant'anni dello stato di Israele e la contromanifestazione palestinese. Appena riesco posterò le foto, che mi paiono molto interessanti. A Montreal, in collaborazione con l'attivissimo Istituto Italiano di Cultura, mi sono occupato di organizzare un reading dedicato a Giorgio Bassani. Alla presenza della figlia e con la partecipazione di Sergio Leone e Lorraine Pintal, direttrice artistica del TNM (Théatre du Nouveau Monde). Testi bellissimi. Serata intensa e commovente.
Ma tutto questo è già passato, volato via. Col vento che in Canada soffia forte portandosi via qualche foglia d'acero nuova nuova insieme ai berretti dei rappers.
Ancona
, invece. Al Teatro delle Muse. E qui è stata tutta un'altra musica... Un pò per via del pubblico sonnacchioso. Un pò per un'altra tristissima ragione. Questo glorioso teatro che è rimasto chiuso per anni è stato finalmente riaperto nel 2002 dopo una lunga e costosissima ristrutturazione. All'italiana. Il teatro ha ora una acustica tremenda. Impossibile. Atroce. Non c'è altro modo per dirlo. In sala il riverbero -probabilmente causato dai materiali scelti, oltre che dall'idea di fondo degli esimi architetti progettatori che hanno pensato bene di ispirarsi all'idea di una piazza aperta- rende impossibile per gli spettatori un ascolto decente delle voci degli attori. Bisogna usare l'amplificazione -impianto inizialmente non previsto dal progetto e naturalmente costosissimo- ma con effetti comunque decisamente mediocri. Capite? Come costruire un violino che non suona. Un aereo che non vola... Poveri noi. Diceva bene Eugenio Barba: vascelli di pietra!

Oltre al danno la beffa! Copio e incollo dal sito del teatro:
...il nuovo progetto dei due architetti Danilo Guerri e Paola Salmoni “restaura” un rapporto armonico tra l’interno moderno e le facciate neoclassiche, conservando quanto ha potuto (la scala di ingresso, il vecchio atrio) e creando una continuità concettuale con lo spazio urbano esterno, là dove si pone l’enfasi degli spazi più pubblici del teatro (atrio, foyer, sala delle feste). Il risultato è un teatro-piazza con materiali che riprendono l’anima nomade e precaria della “rappresentazione” (legno e metallo, graticciati e ballatoi) e quella di monumento urbano (mattoni e pietre, forme retoriche e significati collettivi).

Che dio li perdoni: l'anima nomade e precaria... forme retoriche e significati collettivi... E non si sente una mazza!

02 maggio 2008

In questi dieci giorni ho fatto moltissime cose. Tra tutte sono stato al Corso Buddista di Trets, in Provenza. E' stata una esperienza bella e profonda. Ci sono arrivato stanco e sfasato per l'interminabile tournée che è diventata la mia vita. E ho ritrovato energia e voglia di fare. Qui accanto c'è uno slideshow con alcune delle foto scattate alle persone che partecipavano al corso. Facce di persone normalissime e per questo meravigliose. Di persone piene di problemi che però si sfidano per superarli con coraggio. Persino con gioia. Ecco, il regalo più prezioso di questi giorni forse è stato quello di vedere gioia negli occhi e nei visi delle persone. Speranza. Merce rarissima, in questi tempi oscuri. Io ho cercato di catturare quella luce speciale, quel raggio di sole, nelle foto. E a riguardarle mi pare di esserci riuscito, almeno in qualche caso.
Intanto Barca dei comici ha terminato il suo giro con un bellissimo successo a Latina! Purtroppo pare che il prossimo anno non sarà ripreso. Ci sarebbe molto da dire su questo... Le logiche secondo cui vive il teatro italiano rispecchiano in pieno l'andazzo nel paese in tutti gli altri campi. Brutti tempi. E quelli a venire si presentano a tinte ancora più fosche.
Riparto comunque per il Canada e per l'ultimo scorcio di stagione di Arlecchino con uno spirito molto più attivo. Anche perchè al ritorno ci sono mille nuovi progetti da realizzare! Nonostante tutto e tutti.

19 aprile 2008


Visualizzazione ingrandita della mappa

Post al volo da Piazza Grande, a Modena. Oggi per me ultimo giorno di Arlecchino prima delle due settimane di pausa previste. Stanotte sono a Milano e domattina parto per Trets, per il corso buddista. Ne ho veramente bisogno, questi ultimi mesi sono stati bellissimi ma molto faticosi e mi serve riprendere un contatto più profondo con me stesso.
Ultime recite milanesi di Barca dei comici. Tante soddisfazioni. Tante. La telefonata di Giulia Lazzarini, una bellissima lettera di Luigi Lunari, e i commenti di tantissimi spettatori che hanno vsto e amato questo piccolo spettacolo. Grazie a tutti loro. grazie soprattutto ai quattro attori che ogni giorno si sforzano di dare il meglio di loro stessi. Marta, Tommaso, Giorgio, Angelo. La Barca riparte per l'ultimo stralcio di stagione. Sarà a Latina dal 22 al 24 aprile.

10 aprile 2008

Oggi giornata interminabile ma molto bella. Sono stato a trovare Donato Sartori nella sua casa di Abano Terme e a visitare il bellissimo museo intitolato a lui e a suo padre Amleto! Un'esperienza incredibile. Amleto Sartori è stato uno straordinario scultore e creatore di maschere. Il suo lavoro con Strehlerè iniziato nel 49-50 con la creazione della prima maschera di Arlecchino in cuoio. Anche le maschere che usiamo oggi nello spettacolo sono fatte da Donato sui calchi in legno realizzati dal padre. Nella foto insieme a Donato Sartori tengo in mano una reliquia teatrale di inestimabile valore: la maschera di Pulcinella usata da Antonio Petito. Non una copia. L'originale. Descrivere il calore con cui siamo stati accolti è veramente difficile, Donato insieme a sua moglie Paola e alla figlia ci hanno offerto un pranzo e una mattinata veramente indimenicabile. Un ringraziamento a loro veramente di tutto cuore! (scrivo a tarda notte con una matinée di Arlecchino domattina alle nove! Oltretutto devo anche recitare il capocameriere napoletano e il facchino a causa di una assenza.. Domani provo a raccontare meglio di questa giornata commovente.)
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06 aprile 2008

Barca dei comici
Recensione di Wanda Castelnuovo da Teatro.org

Un graditissimo ritorno “La barca dei comici”, spettacolo non solo per giovani, ma per ritrovare in noi quel ‘fanciullino’ che sa divertirsi, godere e apprezzare una rappresentazione costruita con essenzialità di mezzi e di persone, ma non per questo meno bella e affascinante per il continuo, vivace, poetico e quasi magico fluire tra teatro e vita, narrazione e realtà.
Si racconta un episodio reale della vita di Carlo Goldoni (Venezia 1707 - Parigi 1793): poco amante degli studi di filosofia, molto affascinato dall’arte del recitare e profondamente nostalgico dell’amata madre e della propria terra, il giovane Goldoni - ancora studente - subisce la sottile seduzione di un gruppo di comici proprio quando spettatore dei lavori di una ‘commedia dell’arte’ ormai in crisi riflette sul teatro e si affacciano in lui le prime intuizioni di quella rivoluzione teatrale che farà nascere la ‘commedia di carattere’, in cui gli attori privati delle maschere recitano un copione scritto.
Lo spettacolo, creato in occasione delle celebrazioni del trecentesimo anniversario della nascita di Goldoni e parzialmente rinnovato come attori, ne racconta il fantastico viaggio per mare da Rimini a Chioggia, in verità allegoria del suo viaggio esistenziale a bordo della ‘nave del teatro’ da cui non scenderà più, neanche quando, apprestatosi a scrivere i “Mémoires”, farà vibrare la penna dei ricordi parlando di tale straordinario mondo e in particolare di questo episodio la cui esperienza umana lo ha fatto crescere nella conoscenza della vita.
Strehler, recepite tali vibrazioni, aveva in animo di portarle in scena e il suo progetto è in parte diventato realtà e racconto gradevolissimo grazie alla regia di Stefano de Luca, allievo del primo corso della Scuola fondata da Strehler, e ai quattro straordinari attori che - non risparmiando energie straripanti generosamente consumate - sono sicuramente destinati ad altri successi visti i risultati di questa pièce da cui si esce sorridendo con negli occhi e nel cuore un panno azzurro, capricciosa superficie marina e le numerose e straordinarie sequenze di civettuole ombre, magnifici esempi di teatro.
Milano, Piccolo (Teatro Studio), 27 marzo 2008

03 aprile 2008

Siamo a Messina. Recite fino a domenica, prima di risalire la penisola fino a Treviso. Qualche giorno per riprendersi dalla pesantissima trasferta da Mosca a Catanzaro. Faccio una cura intensiva a base di cannoli e granite con briosche, che sono un ottimo rimedio contro la malinconia. E poi ieri ho ripreso in mano la macchina fotografica per fare qualche scatto dietro le quinte. Questo è Celio Regoli, uno dei due trombettisti dell'Arlecchino. Sono pure riuscito a salvare tutte le foto fatte a Mosca, che parevano perdute per colpa di una memoria difettosa. Segnali di un vago senso di impermanenza che pare estendersi a ogni aspetto della vita? Anche senza leggere segni e presagi in ogni cosa che avviene (cosa in cui peraltro costantemente mi diletto) fa riflettere l'aspetto ormai quasi immateriale di molti ambiti della mia vita. Scatto foto fatte di un pugno di bytes, scrivo lettere fatte di pixel, chatto con gli amici guardandoli negli occhi attraverso la webcam... Mmmh, faccio così. Smetto di postare sul blog. Esco in strada, c'è vento di mare fuori. E mentre rifletto sull'impermanenza e sull'impatto delle nuove tecnologie sulla mia vita quotidiana mi faccio due spaghetti con le vongole e mi strafogo l'ennesimo cannolo... Baci da Messina!
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31 marzo 2008


Video su Arlecchino a Mosca, tratto da YOUTUBE. C'è anche un frammento di una mia intervista.

30 marzo 2008

Già passate le due recite a Catanzaro. La prima con pubblico formale, freddino. Stasera invece pubblico "vero" e una bella recita. Domani ci spostiamo a Messina. Cannoli, cassate e frutta martorana ad addolcire stanchezza e distanze!

28 marzo 2008

Bloggo dall'aeroporto di Malpensa, di ritorno da Mosca e in partenza per Lamezia. Senza passare dal via! Il pubblico moscovita è impazzito. Io sono riuscito a bere un thè con Kostantin Sergevic e mi sono fatto prescrivere un'aspirina da Anton Pavlovic. Nel senso che sono andato in devoto pellegrinaggio a visitare le case di Stanislawskij e di Checov, naturalmente. Foto a breve.

23 marzo 2008

Domenica di Pasqua.
Per gli auguri ecco una foto scattata a Follonica il 2 gennaio scorso. Non è un guscio d'uovo ma di una noce di cocco, venuta chissà da dove e approdata sulla spiaggia. Con gli auguri a tutti di orizzonti sempre nuovi. Anche se a volte la barchetta della nostra vita non sembra essere che una noce di cocco spezzata in due.
Rieccomi a preparare le valige. Domattina, giorno di pasquetta, giorno delle gite fuori porta, noi dell'Arlecchino partiamo per Mosca. "A Mosca, a Mosca!" diceva la povera Irina checoviana, sognando una vita migliore nella capitale. Non so se potrebbe dire lo stesso oggi. Una settimana laggiù -temperatura intorno allo zero, previste pioggia e neve- e poi folle tour italiano da Catanzaro a Messina fino a Treviso e Vicenza. Intanto Barca dei comici debutterà a Milano dal 26. A Budapest proseguono le recite di "Questi fantasmi". E ieri ho fatto un montaggio video di Mamma mammazza. La vita si gioca su più tavoli.
Altra cosa interessante e sorprendente è che ho scoperto di avere dei lettori del blog. Sì, non amici o parenti. Persone che non conosco e che si interessano o che lavorano nel teatro. E che hanno voglia di scambiare opinioni ed esperienze. Come Filippo, che lavora nel campo dell'animazione grafica, o Alberto che frequenta l'ultimo anno allo Stabile di Catania. A loro grazie di cuore per il loro interesse nel mio blog. Non avrei mai pensato che potesse ricevere una tale attenzione. Buona Pasqua, a loro e a tutti!
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16 marzo 2008

Josei Toda disse: «Per porre fine alla guerra non basta semplicemente trasformare i nostri sistemi politici o sociali. La radice sta negli esseri umani, sono loro che devono cambiare. Le persone devono divenire forti e sagge. Le genti del mondo devono unire insieme i propri cuori».

10 marzo 2008

Tornato dalla Cina, mi prendo una giornata intera per superare stanchezza e jet-lag. Il Giornale ha pubblicato, insieme all'articolo di Sabrina Cottone, una foto sull'Arlecchino fatta da me in Cina. Sinceramente non amo proprio questo quotidiano, ma la giornalista ha scritto l'articolo con insolita attenzione e garbo. Dunque ho offerto volentieri una piccola collaborazione, che oltretutto solletica il mio narcisissimo ego di fotografo dilettante... Per chi volesse, questo è il LINK
Per chi non volesse... pubblicherò presto online la foto, insieme a molte altre del viaggio.

07 marzo 2008

Questo è il teatro (!) in cui recitiamo l'Arlecchino a Beijing, in questi giorni. L'ho fotografato ieri sera, al tramonto.
La cupola di vero e titanio si riflette sulla superficie liquida che circonda la costruzione. Al teatro si accede da un tunnel sotterraneo. L'assemblea del partito comunista cinese di questi giorni ha reso l'intera zona un fortino inespugnabile: decine di militari e poliziotti in ogni corridoio dell'immenso edificio. Surreale. Domani ultima recita e poi si torna sulla terra...
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03 marzo 2008

La Barca dei comici ha debuttato stamattina al Teatro Comunale dei Filodrammatici di Piacenza. I piccoli spettatori sono usciti entusiasti. Noi, dopo lo spettacolo, abbiamo fatto ancora qualche aggiustamento e qualche piccolo taglio per rendere il tutto un pò più scorrevole. Marta e Angelo sono già molto efficaci e divertenti. Con qualche recita troveranno i tempi giusti per ognuno dei quadri. Tommaso e Giorgio sono cresciuti dallo scorso anno e la compagnia si assesterà presto su nuovo equilibri. Com'è interessante vedere come si modificano le relazioni sceniche e gli equilibri dello spettacolo! Soprattutto in una drammaturgia così "aperta", come quella della Barca. C'è qualcosa di assolutamente unico e originale che ognuno di loro dona alla nostra piccola storia. I nostri ospiti di Teatro Gioco Vita sono stati, come sempre, molto accoglienti e disponibili. Recite a Piacenza ancora nei prossimi giorni. Qui le INFO.

Io domani mi rimetto in viaggio. Ancora una volta. Destinazione Pechino.

28 febbraio 2008

Riparte la "Barca". Appena tornato da Roma, dopo il debutto di Mamma mammazza, ho subito comiciato le prove della ripresa de La barca dei comici. Con due nuovi compagni di viaggio, Marta e Angelo. Il lavoro procede spedito nonostante la stanchezza, davvero tanta. Con Marta ci conosciamo da una vita ed è sempre bello lavorare insieme, Angelo è invece una nuova conoscenza. E' giovane e ha un' energia bellissima, sarà un ottimo Florindo de'Maccheroni. E siamo già quasi al debutto, che sarà a Piacenza lunedì prossimo. Il giorno seguente io parto ancora, con i comici dell'arte... Andiamo di nuovo a Pechino, a debuttare in un teatro che pare un'astronave. Con Arlecchino, naturalmente. "Io non mi fermo mai..." diceva Chirone-Tino Carraro a Faust-Strehler. Ricordo quella battuta pronunciata dalla voce brumosa di Carraro, che avrà avuto ormai ottant'anni. "Io non mi fermo mai..." In questi giorni io invece mi fermerei volentieri. Per avere il tempo di riflettere sulle tantissime cose che avvengono nel lavoro e nella mia vita.
Esperienze intensissime -dolorose, felici- si susseguono senza darmi respiro. Ma fermarsi non si può. E poi ho la netta impressione che siamo solo all'inizio... Fortuna che c'è il buddismo. Una nave per attraversare il mare della sofferenza. Così intravedo la rotta. C'è un brano bellissimo del Sutra del Loto che dice "...come se uno avesse trovato una nave per compiere la traversata". Riparte la barca... Continuiamo a navigare.
Con fiducia.


(Foto di Margherita Busacca)

15 febbraio 2008

In diretta dal Teatro della Dodicesima di Spinaceto, grazie a una fantastica connessione wireless . Con Alessandro stiamo facendo le luci. Sergio e Giorgia dipingono le cantinelle di nero. Marta e Tom sono in giro a comprare il velcro. Anna mette in ordine i costumi. Il teatrino è molto carino, le dimensioni giuste per il nostro spettacolo. Carlotta, l'organizzatrice del teatro è gentilissima. Bene.
Era una casa molto carina
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro
perché non c'era il pavimento.
Non si poteva andare a letto
in quella casa non c'era il tetto;
non si poteva far la pipì
perché non c'era vasino lì.
Ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero;
ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero.

Giorgia (la mammazza) in una foto di Paola Sarappa.

Questa canzoncina mi inquietava molto, quando ero bambino. Immaginare una casa senza soffitto e senza pavimento... E poi niente vasino. Dove fare la pipì? Come espletare i bisogni più elementari, senza vasino e senza cucina? La casa, il rifugio, il luogo protetto per eccellenza, svanisce. Dove rifugiarsi, allora?

Lo spettacolo inizia così. Con la costruzione dello spazio. La casa di via dei matti è anche il palcoscenico. E' quello spazio "vuoto" in cui tutto comincia. C'è un'altro spazio vuoto. E' uno schermo TV che non trasmette che un disturbo indistinto. La casa è lì dentro, ormai. Ma dentro allo schermo c'è il nulla. Benvenuti in Via dei Matti. Numero zero.

13 febbraio 2008

Domani ultima prova a Milano e poi partenza per Roma. Venerdì prova e sabato debutto di LUPUSAGNUS con Mamma mammazza, di Aquilino.

Sabato ore 21.00 e domenica ore 17.30
al Teatro della Dodicesima

via Carlo Avolio, 60 - Spinaceto Roma
Tel. 06.93933470

Lo spettacolo sta in due auto. Tutto. Nel senso che portiamo con noi quattro sedie, un tappeto, e pochi attrezzi di scena. E le ore di prova che siamo riusciti a strappare a questi pochi giorni milanesi tra una tournée e l'altra. Proprio per questo sono molto fiero del lavoro. E' nostro. E poi considero queste due recite a Roma davvero come una specie di utile test. Per noi, per lo stile, per la drammaturgia. Lo spettacolo è un piccolo gioco crudele, un bizzarro mix di comico e tragico e grottesco e pastorale e... televisivo. C'è un pò di cartoon, un pò di cronaca nera, un pò di tragedia greca. Shakerate il tutto, aggiungete una spruzzata di hip-hop e una generosa porzione di Vivaldi e Pergolesi e servite gelido...

"Una madre ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”.

Un Festen in salsa mediterranea.
Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, inzigata da Chiara, la sorella.
Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.
Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.
“Io ti ho fatto, io ti distruggo”.
Un’altra meravigliosa frase che tutti noi, prima o poi, nella vita, ci siamo sentita dire dalle nostre madri. Ma cos’è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria?
Le moderne statistiche hanno impiegato duemilacinquecento anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre i famiglia. Edipo et Clitemnestra docent. Woody Allen ci ha messo del suo. Eppure, sempre lì torniamo, all’amore di mamma.

Cinque attori e un regista formatisi alla scuola di Giorgio Strehler. Un autore che è insegnante, psicoterapeuta, scrittore per l’infanzia. Un testo che diverte e sconcerta, insinuando sotto pelle una sottile inquietudine. Uno spettacolo divertente come un giro in ottovolante, tra risate e tuffi al cuore.

Si sa, di mamma ce n’è una sola. Meno male.

12 febbraio 2008


5 Grammy Awards per Amy Winehouse!
Record of the Year, Best New Artist, Song of the Year, Pop Vocal Album and Female Pop Vocal Performance.
Meritatissimi. Qui ci sono i video della serata. You Know I'm No Good' e 'Rehab'.
I love you, Amy.

11 febbraio 2008

Ultimi giorni (ore?) di prove per Mamma mammazza. Stiamo veramente facendo salti mortali per riuscire a terminare questa fase di lavoro. Sabato debuttiamo a Roma, al Teatro della Dodicesima. Anteprima che più anteprima non potrebbe essere. Diciamo piuttosto un test. Niente scene, costumi di trovarobato. Ma -pur nella fatica- ci divertiamo molto a raccontare questa crudele, raggelante favola moderna . Ambientata dove? In Via dei Matti, numero zero...

03 febbraio 2008


Ho guardato su YouTube i discorsi di Barack Obama dopo la sconfitta in New Hampshire e dopo la vittoria in South Carolina. Dovrebbero vederli tutti gli italiani. Davvero. Discorsi pieni di speranza e di tolleranza. Di rispetto per sostenitori e oppositori. Discorsi pronunciati da un politico giovane, preparato ed entusiasta, capace di trasmettere finalmente una energia positiva. E speranza che le cose si possano cambiare davvero. Certo, il confronto con il panorama politico nostrano è desolante. Disperante. Ma forse che anche gli USA non sono stati umiliati dalla politica di Bush degli ultimi anni? Qualcosa di nuovo può avvenire anche qui da noi. Deve. E' fondamentale continuare a crederci. E ascoltare Obama trasmette la sensazione che cambiare è possibile. Yes we can! Yes we can! Forse persino noi italioti possiamo! Grazie Obama! Il video è una canzone ispirata a uno dei discorsi di cui dicevo sopra. Naturalmente i discorsi sono una visione più impegnativa! Potete vederli cliccando sui link. Io ve lo consiglio davvero di cuore. Anche se non doveste capire l'inglese...

It was a creed written into the founding documents that declared the
destiny of a nation.

Yes we can.

It was whispered by slaves and abolitionists as they blazed a trail
toward freedom through the darkest of nights.

Yes we can.

It was sung by immigrants as they struck out from distant shores and
pioneers who pushed westward against an unforgiving wilderness.

Yes we can.

It was the call of workers who organized;
women who reached for the ballot;
a President who chose the moon as our new frontier;
and a King who took us to the mountaintop and pointed the way to the Promised Land.

Yes we can to justice and equality.
Yes we can to opportunity and prosperity.
Yes we can heal this nation.
Yes we can repair this world.
Yes we can.

And so tomorrow, as we take this campaign South and West; as we learn
that the struggles of the textile worker in Spartanburg are not so
different than the plight of the dishwasher in Las Vegas; that the
hopes of the little girl who goes to a crumbling school in Dillon are
the same as the dreams of the boy who learns on the streets of LA; we
will remember that there is something happening in America; that we
are not as divided as our politics suggests; that we are one people;
we are one nation; and together, we will begin the next great chapter
in America's story with three words that will ring from coast to
coast; from sea to shining sea -

Yes. We. Can.

 Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.