Questo bel montaggio video sul Laboratorio Anteprima di MAMMA MAMMAZZA è stato realizzato da Rossana Barbati.
15 dicembre 2008
12 dicembre 2008
07 dicembre 2008
Link alla pagina de Il Giornale
04 dicembre 2008
24 novembre 2008
E' iniziato anche, in occasione delle repliche dello spettacolo, il Laboratorio Anteprima.
Si tratta di un progetto sperimentale destinato a 30 Studenti universitari provenienti da diverse discipline ed Atenei milanesi. L'obiettivo è quello di costruire uno spazio di scambio approfondito tra la compagnia ed i partecipanti sui temi e sui modi dello spettacolo nel passaggio dal testo scritto alla rappresentazione e al successivo confronto col pubblico. Gli studenti partecipanti forniranno un feedback su come il lavoro viene percepito dagli spettatori, per riflettere assieme sulla capacità del teatro di affrontare dinamiche problematiche e sull’evoluzione dello spettacolo nel corso delle recite.
30 ottobre 2008
13 ottobre 2008
12 ottobre 2008
04 ottobre 2008
La luce che andava via durante le prove. I candelabri riportati in scena come nell'edizione dell'addio. Un teatro decadente e pieno di atmosfera come una enorme cattedrale. Il fiatone di tutti dietro le maschere. La prima sera è stata una battaglia. Vinta per volontà, prima di tutto quella -veramente inarrivabile- di Ferruccio. Veramente un esempio di professionalità e di volontà. Fantastico. Abbiamo sofferto il teatro enorme e pieno solo a metà, la distanza dal pubblico e il freddo assurdo. Ma abbiamo portato a casa la contentezza e l'emozione del pubblico..."
10 settembre 2008
Arriva in città in mezzo alla turbolenza rivoluzionaria dell’inverno del 1905. Proprio in quel giorno, le truppe zariste hanno represso selvaggiamente una massiccia manifestazione e hanno ucciso centinaia di persone nella fatidica giornata che in seguito sarà chiamata “ La domenica di Sangue”. Mentre Olga aspetta che arrivi il resto del cast racconta agli altri due attori presenti (gli unici che arriveranno) della suo terribile senso di colpa per aver vissuto lontano da Anton durante la sua malattia. Colpa che la paralizza al punto di impedirle di recitare. Chiede ai due attori che sono con lei di provare a recitare la morte di Checov. L’infruttuoso sforzo diventa lo spunto per discussioni sul teatro, la politica e soprattutto sull’amore. Tuttavia, quanto si può e si deve parlare dell’amore e del teatro in un momento storico come quello?
Neva (il nome del fiume principale di San Pietroburgo) parla di noi. Si interroga sul teatro, sulla sua necessità. Sulla sua relazione con la società. Ed è la prova concreta che per fare il teatro non c'è bisogno di molto. Oddio, tre attori straordinari e un testo ben scritto e sorretto da una urgenza autentica non sono certo poco! Oltre a una regia intensa e "invisibile". Poetico, struggente. Bellissimo, da non perdere assolutamente! Lo spettacolo sarà a Roma al Teatro India nei prossimi giorni e poi a Napoli.
Muchas gracias a Trinidad, Paula, Jorge e Guillermo! Per le emozioni e per la bellissima serata dopo lo spettacolo. Sono sicuro che è l'inizio di una amicizia e di una collaborazione. Cuidense y que le vaya bien!
08 settembre 2008
"Cos'è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità.
Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come "normale", privo della eccitazione e dell'emozione degli anni di emergenza. L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l'abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è.
È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. [...]
Cos'è che rende scontento il poeta?
Un'infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere: e senza la cui risoluzione la pace, la pace vera, la pace del poeta, è irrealizzabile.
Per esempio: il colonialismo. Questa anacronistica violenza di una nazione su un'altra nazione, col suo strascico di martiri, di morti.
O: la fame, per milioni e milioni di sottoproletari.
O: il razzismo. Il razzismo come cancro morale dell'uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. E' l'odio che nasce dal conformismo, dal culto della istruzione, dalla prepotenza della maggioranza. E' l'odio per tutto ciò che e' diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l'ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialli, gli uomini di colore: odio contro gli ebrei, odio contro i figli ribelli, odio contro i poeti. [...]
Sembra non esservi soluzione da questa impasse, in cui si agita il mondo della pace e del benessere. Forse solo una svolta imprevista, inimmaginabile... una soluzione che nessun profeta può intuire... una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare... forse... Forse il sorriso degli astronauti: quello forse, è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo."
P. Pasolini
04 settembre 2008
11 agosto 2008
Da farvi credere che più non vedreste
Stendendo appena oltre la spalla il vostro braccio,
Non sapevo che un’unica ma più che certa cosa:
Che conteneva volontà omicide
Innumerevoli, smisurate
Il vettovagliamento, un incubo in più
Un mostro piccolo che si agita nell’immane,
La guerra. Davanti a noi, di fianco, dietro
Dappertutto: dei bruti. Con la pendente
condanna a morte, una voglia sola,
Enorme – poter dormire – ci dominava.
Anche nel trangugiare, il tempo
lo sforzo ci tormentava.
Un tratto di rigagnolo, un pezzo di muro
ci pareva, talvolta, di distinguerli.
Gli odori ci aiutavano a ritrovare
La fattoria, per i villaggi abbandonati
nella notte di guerra ritornavano cani.
Ed è l’odore della merda la guida migliore.
Nella notte del villaggio in guerra
L’aiutante maggiore custodiva il suo branco,
I destinati animali umani
Al mattatoio immenso, spalancato
Louis Ferdinand Céline (1894-1961)
da Viaggio al termine della notte,
una ri-composizione di Guido Ceronetti
26 luglio 2008
"A volte la verità di una cosa non sta tanto nel pensiero di essa, quanto nel modo di sentirla".
Stanley Kubrik
21 luglio 2008
mi chiamo Giovanni, sono un ragazzo napoletano.
Una sera dello scorso dicembre mi aggiravo per le strade di Budapest e la mia attenzione veniva catturata dell'insegna di un teatro ( da qualche anno mi sono trasferito a Milano e studio recitazione all'Accademia professionale del Centro teatro attivo perciò tutto ciò che sa di teatro mi cattura letteralmente). Uno striscione sormontava la strada "Napolyi kisertetek... E. de Filippo"...
Mi trovavo in un periodo abbastanza incasinato per motivi personali ma quella cosa mi toccò interiormente.
Era come se un pezzo di casa mia mi stesse vicino...
Ti scrivo questa mail per ringraziarti a nome della mia Napoli (quella bella).
Avrei voluto farlo prima ma solo oggi, per caso, sono capitato sul tuo profilo youtube e sono riuscito (sempre per caso) a risalire al tuo sito.
Ti saluto e ti auguro un felice successo di carriera.
Magari se passi da Milano con uno dei tuoi spettacoli avvisami che vengo ad assistevi in prima fila!
Un sincero grazie ancora...
Saluti
Giovanni Gioia
19 luglio 2008
-Perchè non ci uccidete subito e la fate finita?
-E che ne sarebbe dello spettacolo?
A proposito di violenza... Ho visto Funny games. Un film di Michael Haneke (quello de La pianista) con protagonisti Naomi Watts e Tim Roth. E mi è venuta voglia di scriverne una recensione. Almeno questa è fiction, non come a Bolzaneto.
Eccola qui. Attenti che svela i contenuti del film!
Due bei giovanotti abbigliati di bianco, educatissimi, con l’aria di essere appena usciti da un prestigioso college americano, si presentano alla porta di una bella casa sul lago. Con la scusa di chiedere delle uova. Tengono poi la famigliola in ostaggio nella loro stessa casa e la massacrano, dopo essersi divertiti (?) per 24 ore a torturarli fisicamente e psicologicamente. -Perché lo fate? Domandano i poveretti, tenuti a bada con una banalissima mazza da golf. E così noi spettatori , disperatamente alla ricerca di un senso. Senza ricevere risposta. Solo i sorrisi inquietanti dei due angioletti biondi. Vuota violenza? Noia esistenziale? Malattia mentale? Crudeltà gratuita? Niente di tutto questo.
I giochini sadici in cui i due si mostrano espertissimi sono in realtà una trappola tesa dal regista direttamente ai poveri spettatori che da subito si identificano di volta in volta con i tre componenti della famiglia e con i loro disperati tentativi di sottrarsi ai torturatori.
Ma un paio di inqudrature ci mettono in guardia e ci permettono prima di intuire e poi di svelare il sadico giochino.
Nella prima parte uno dei due giovanotti in bianco si rivolge alla camera da presa (e dunque direttamente agli spettatori). Era questo che volevate, no? Violenza. Suspence. L’attore rompe così per un attimo la quarta parete e, quasi brechtianamente, il realismo della rappresentazione filmica.
Ma poi l’azione riprende, violentissima e shoccante, e veniamo rituffati negli avvenimenti, totalmente identificati con i protagonisti. Aggrappati alle poltrone. Senza scampo.
Allora il vero giochino divertente del film -la trappola- è: scommettiamo che io –regista onnipotente- riesco a tenere voi spettatori inchiodati alle sedie, per quasi due ore, torturandovi a piacimento e spaventandovi a morte? E senza nessun tipo di giustificazione psicologica di nessun genere. Senza nemmeno una storia. Solo usando ad arte i mezzi del cinema di genere.
Un virtuosismo dunque. E pure dichiarato.
E noi cadiamo nella trappola, che è costruita magistralmente. Alternando la speranza in una possibile fuga a momenti di allucinante impotenza. E veniamo cucinati ben benino, come le vittime nel film. Prima il bambino – e qui si infrange anche un tabù, oltre che le uova dell'inizio– poi il marito, e per ultima la moglie (quella in cui spereremo fino all'ultimo) vengono piegati psicologicamente. Ridotti all’impotenza e poi uccisi. Così, con una facilità spaventosa.
L’altro momento in cui il regista gioca sporco –e allo stesso tempo ci offre un appiglio per sbrogliare la matassa- è quello in cui ci mostra addirittura un rewind dell’azione. Avviene così. La moglie riesce a raggiungere il fucile e –con gran gioia di noi spettatori – a scaricarlo addosso al torturatore più giovane. Finalmente, che gioia! Esultiamo noi vedendo l’aguzzino scaraventato contro il muro dalla forza del colpo, mentre una enorme chiazza di sangue si allarga sul suo petto.
E uno è andato! Si salveranno. Ci salveremo! E invece no. Rewind. Con il telecomando, semplicemente, l’altro angelo della morte riavvolge la pellicola di qualche minuto. Le immagini si muovono rapidamente al contrario, contro ogni logica apparente. Fino all’istante prima che la donna si impadronisca del fucile. E così il giovinotto in bianco glielo impedisce e la stende, con un calcione ben assestato. Non si scappa. E noi spettatori ci rendiamo conto di aver esultato per un’omicidio. Ecco un’altro shock e un'altra rottura del continuum della storia. Il regista ci dice: stiamo giocando. E io faccio e disfaccio le regole, a mio piacimento. Voi siete solo spettatori impotenti, potete solo subire. Io sono il padrone del tempo e degli avvenimenti. E per voi/loro non c’è alcuna speranza. Funny games.
Il film è costruito in maniera impeccabile e gli attori sono straordinari. Certo, senza afferrare il giochino nascosto gli spettatori rischiano una certa dose di frustrazione. E il giochino, in effetti, è ben nascosto. Direi persino rivolto a spettatori piuttosto smaliziati. E si nutre di una notevole quantità di citazioni, soprattutto dal cinema di Kubrick. Il bianco degli angelici violentatori richiama immediatamente i protagonisti di Arancia meccanica. Così pure la loro elegante "ultraviolenza”, come la morbosità di certe situazioni. Infatti anche senza arrivare al “dolce dolce su e giù”, tanto caro ad Alex in Arancia meccanica, la bellissma Naomi Watts riceve la sua buona dose di sevizie sessuali. Mentre la pallina da golf che, rotolando beffarda, annuncia il ritorno dei due è una citazione da Shining.
Che dire. Un bel giochino. Divertente. Terrorizzante. Funny games.
©Stefano de Luca
15 luglio 2008
Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni.
Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l'iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome, il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia.
Il giudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima parte al racconto: s'intenerì, si commosse: e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello.
A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi.
Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:
- Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.
Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia.
E lì v'ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi: e vi sarebbe rimasto anche di più, se non si fosse dato un caso fortunatissimo. Perché bisogna sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappa-citrulli, avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi e velocipedi, e in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini.
- Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch'io, - disse Pinocchio al carceriere.
- Voi no, - rispose il carceriere, - perché voi non siete del bel numero...
- Domando scusa, - replicò Pinocchio, - sono un malandrino anch'io.
- In questo caso avete mille ragioni, - disse il carceriere; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo, gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare."
Supportolegale
10 luglio 2008
08 luglio 2008
02 luglio 2008
Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:
1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.
2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.
Umberto Eco
(2 luglio 2008)
02 giugno 2008
27 maggio 2008
"La barca dei comici, che nasce dalla collaborazione tra Piccolo Teatro e Teatro Gioco Vita, viene portata sulla scena da Stefano De Luca con uno straordinario accento fiabesco. La finalità dell’opera è avvicinare al teatro bambini e adulti nel modo più naturale possibile: creare stupore e ammirazione nello spettatore, che mal celando il puerile pudore per la rivelazione, si riscopre un po’ “bambino”. E’ in tale ottica che la viscerale passione di Goldoni per il teatro viene illuminata da un candore infantile, da un calore solare che disegna sul viso dello spettatore un sorriso spontaneo e lo abbraccia, conducendolo per mano, nel favoloso mondo del teatro goldoniano.
Quella di Stefano De Luca è una regia capace di fare di un episodio di vita del commediografo Goldoni la metafora della sua passione per il teatro, e del modo stesso di viverlo e interpretarlo: con gioia, e divertimento, tanto che è lo stesso giovane Goldoni sulla scena a dichiarare di non voler mai più scendere da quella barca, di non voler terminare quel viaggio nel teatro del settecento che sarà, infatti, da lui profondamente innovato.
Lo spettacolo offre slanci di sincera passione che evocano l’amore sincero di Goldoni per il teatro. I giochi di luci e ombre, a cura di Nicoletta Garioni e Fabrizio Montecchi, lasciano spesso ammirato lo spettatore.
Una menzione particolare per una scenografia che ben rispecchia l’ambientazione fantastica che pervade il lavore di De Luca: la riproduzione delle onde del mare solcato dalla barca dei comici proietta il pubblico in una fiaba vivente".
(Giulio Greco)
26 maggio 2008
L'indirizzo del sito è: www.lupusagnus.com
20 maggio 2008
Da ricordare la manifestazione in piazza per i sessant'anni dello stato di Israele e la contromanifestazione palestinese. Appena riesco posterò le foto, che mi paiono molto interessanti. A Montreal, in collaborazione con l'attivissimo Istituto Italiano di Cultura, mi sono occupato di organizzare un reading dedicato a Giorgio Bassani. Alla presenza della figlia e con la partecipazione di Sergio Leone e Lorraine Pintal, direttrice artistica del TNM (Théatre du Nouveau Monde). Testi bellissimi. Serata intensa e commovente.
Ma tutto questo è già passato, volato via. Col vento che in Canada soffia forte portandosi via qualche foglia d'acero nuova nuova insieme ai berretti dei rappers.
Ancona, invece. Al Teatro delle Muse. E qui è stata tutta un'altra musica... Un pò per via del pubblico sonnacchioso. Un pò per un'altra tristissima ragione. Questo glorioso teatro che è rimasto chiuso per anni è stato finalmente riaperto nel 2002 dopo una lunga e costosissima ristrutturazione. All'italiana. Il teatro ha ora una acustica tremenda. Impossibile. Atroce. Non c'è altro modo per dirlo. In sala il riverbero -probabilmente causato dai materiali scelti, oltre che dall'idea di fondo degli esimi architetti progettatori che hanno pensato bene di ispirarsi all'idea di una piazza aperta- rende impossibile per gli spettatori un ascolto decente delle voci degli attori. Bisogna usare l'amplificazione -impianto inizialmente non previsto dal progetto e naturalmente costosissimo- ma con effetti comunque decisamente mediocri. Capite? Come costruire un violino che non suona. Un aereo che non vola... Poveri noi. Diceva bene Eugenio Barba: vascelli di pietra!
Oltre al danno la beffa! Copio e incollo dal sito del teatro:
...il nuovo progetto dei due architetti Danilo Guerri e Paola Salmoni “restaura” un rapporto armonico tra l’interno moderno e le facciate neoclassiche, conservando quanto ha potuto (la scala di ingresso, il vecchio atrio) e creando una continuità concettuale con lo spazio urbano esterno, là dove si pone l’enfasi degli spazi più pubblici del teatro (atrio, foyer, sala delle feste). Il risultato è un teatro-piazza con materiali che riprendono l’anima nomade e precaria della “rappresentazione” (legno e metallo, graticciati e ballatoi) e quella di monumento urbano (mattoni e pietre, forme retoriche e significati collettivi).
Che dio li perdoni: l'anima nomade e precaria... forme retoriche e significati collettivi... E non si sente una mazza!
02 maggio 2008
Intanto Barca dei comici ha terminato il suo giro con un bellissimo successo a Latina! Purtroppo pare che il prossimo anno non sarà ripreso. Ci sarebbe molto da dire su questo... Le logiche secondo cui vive il teatro italiano rispecchiano in pieno l'andazzo nel paese in tutti gli altri campi. Brutti tempi. E quelli a venire si presentano a tinte ancora più fosche.
Riparto comunque per il Canada e per l'ultimo scorcio di stagione di Arlecchino con uno spirito molto più attivo. Anche perchè al ritorno ci sono mille nuovi progetti da realizzare! Nonostante tutto e tutti.
19 aprile 2008
Visualizzazione ingrandita della mappa
Post al volo da Piazza Grande, a Modena. Oggi per me ultimo giorno di Arlecchino prima delle due settimane di pausa previste. Stanotte sono a Milano e domattina parto per Trets, per il corso buddista. Ne ho veramente bisogno, questi ultimi mesi sono stati bellissimi ma molto faticosi e mi serve riprendere un contatto più profondo con me stesso.
Ultime recite milanesi di Barca dei comici. Tante soddisfazioni. Tante. La telefonata di Giulia Lazzarini, una bellissima lettera di Luigi Lunari, e i commenti di tantissimi spettatori che hanno vsto e amato questo piccolo spettacolo. Grazie a tutti loro. grazie soprattutto ai quattro attori che ogni giorno si sforzano di dare il meglio di loro stessi. Marta, Tommaso, Giorgio, Angelo. La Barca riparte per l'ultimo stralcio di stagione. Sarà a Latina dal 22 al 24 aprile.
10 aprile 2008
06 aprile 2008
Si racconta un episodio reale della vita di Carlo Goldoni (Venezia 1707 - Parigi 1793): poco amante degli studi di filosofia, molto affascinato dall’arte del recitare e profondamente nostalgico dell’amata madre e della propria terra, il giovane Goldoni - ancora studente - subisce la sottile seduzione di un gruppo di comici proprio quando spettatore dei lavori di una ‘commedia dell’arte’ ormai in crisi riflette sul teatro e si affacciano in lui le prime intuizioni di quella rivoluzione teatrale che farà nascere la ‘commedia di carattere’, in cui gli attori privati delle maschere recitano un copione scritto.
Lo spettacolo, creato in occasione delle celebrazioni del trecentesimo anniversario della nascita di Goldoni e parzialmente rinnovato come attori, ne racconta il fantastico viaggio per mare da Rimini a Chioggia, in verità allegoria del suo viaggio esistenziale a bordo della ‘nave del teatro’ da cui non scenderà più, neanche quando, apprestatosi a scrivere i “Mémoires”, farà vibrare la penna dei ricordi parlando di tale straordinario mondo e in particolare di questo episodio la cui esperienza umana lo ha fatto crescere nella conoscenza della vita.
Strehler, recepite tali vibrazioni, aveva in animo di portarle in scena e il suo progetto è in parte diventato realtà e racconto gradevolissimo grazie alla regia di Stefano de Luca, allievo del primo corso della Scuola fondata da Strehler, e ai quattro straordinari attori che - non risparmiando energie straripanti generosamente consumate - sono sicuramente destinati ad altri successi visti i risultati di questa pièce da cui si esce sorridendo con negli occhi e nel cuore un panno azzurro, capricciosa superficie marina e le numerose e straordinarie sequenze di civettuole ombre, magnifici esempi di teatro.
03 aprile 2008
31 marzo 2008
30 marzo 2008
28 marzo 2008
23 marzo 2008
Per gli auguri ecco una foto scattata a Follonica il 2 gennaio scorso. Non è un guscio d'uovo ma di una noce di cocco, venuta chissà da dove e approdata sulla spiaggia. Con gli auguri a tutti di orizzonti sempre nuovi. Anche se a volte la barchetta della nostra vita non sembra essere che una noce di cocco spezzata in due.
Rieccomi a preparare le valige. Domattina, giorno di pasquetta, giorno delle gite fuori porta, noi dell'Arlecchino partiamo per Mosca. "A Mosca, a Mosca!" diceva la povera Irina checoviana, sognando una vita migliore nella capitale. Non so se potrebbe dire lo stesso oggi. Una settimana laggiù -temperatura intorno allo zero, previste pioggia e neve- e poi folle tour italiano da Catanzaro a Messina fino a Treviso e Vicenza. Intanto Barca dei comici debutterà a Milano dal 26. A Budapest proseguono le recite di "Questi fantasmi". E ieri ho fatto un montaggio video di Mamma mammazza. La vita si gioca su più tavoli.
Altra cosa interessante e sorprendente è che ho scoperto di avere dei lettori del blog. Sì, non amici o parenti. Persone che non conosco e che si interessano o che lavorano nel teatro. E che hanno voglia di scambiare opinioni ed esperienze. Come Filippo, che lavora nel campo dell'animazione grafica, o Alberto che frequenta l'ultimo anno allo Stabile di Catania. A loro grazie di cuore per il loro interesse nel mio blog. Non avrei mai pensato che potesse ricevere una tale attenzione. Buona Pasqua, a loro e a tutti!
16 marzo 2008
10 marzo 2008
07 marzo 2008
La cupola di vero e titanio si riflette sulla superficie liquida che circonda la costruzione. Al teatro si accede da un tunnel sotterraneo. L'assemblea del partito comunista cinese di questi giorni ha reso l'intera zona un fortino inespugnabile: decine di militari e poliziotti in ogni corridoio dell'immenso edificio. Surreale. Domani ultima recita e poi si torna sulla terra...
03 marzo 2008
Io domani mi rimetto in viaggio. Ancora una volta. Destinazione Pechino.
28 febbraio 2008
Con fiducia.
(Foto di Margherita Busacca)
18 febbraio 2008
15 febbraio 2008
Era una casa molto carina
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro
perché non c'era il pavimento.
Non si poteva andare a letto
in quella casa non c'era il tetto;
non si poteva far la pipì
perché non c'era vasino lì.
Ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero;
ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero.
Giorgia (la mammazza) in una foto di Paola Sarappa.
Questa canzoncina mi inquietava molto, quando ero bambino. Immaginare una casa senza soffitto e senza pavimento... E poi niente vasino. Dove fare la pipì? Come espletare i bisogni più elementari, senza vasino e senza cucina? La casa, il rifugio, il luogo protetto per eccellenza, svanisce. Dove rifugiarsi, allora?
Lo spettacolo inizia così. Con la costruzione dello spazio. La casa di via dei matti è anche il palcoscenico. E' quello spazio "vuoto" in cui tutto comincia. C'è un'altro spazio vuoto. E' uno schermo TV che non trasmette che un disturbo indistinto. La casa è lì dentro, ormai. Ma dentro allo schermo c'è il nulla. Benvenuti in Via dei Matti. Numero zero.
13 febbraio 2008
al Teatro della Dodicesima
via Carlo Avolio, 60 - Spinaceto Roma
Tel. 06.93933470
"Una madre ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”.
Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, inzigata da Chiara, la sorella.
Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.
Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.
Un’altra meravigliosa frase che tutti noi, prima o poi, nella vita, ci siamo sentita dire dalle nostre madri. Ma cos’è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria?
Le moderne statistiche hanno impiegato duemilacinquecento anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre i famiglia. Edipo et Clitemnestra docent. Woody Allen ci ha messo del suo. Eppure, sempre lì torniamo, all’amore di mamma.
Si sa, di mamma ce n’è una sola. Meno male.
Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.
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Sono a Hong Kong. Oggi lezione agli studenti dell'Academy of performing arts e poi passeggiata tra mare e grattacieli. Quanto mi porta i...
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Tornato da Hong Kong. Solo pochi giorni a Milano prima di ripartire ancora. Pubblico finalmente il video integrale del racconto del mio prov...