06 dicembre 2010
18 novembre 2010
Dal testo alla scena,
andata e ritorno.
Workshop di analisi attiva del testo
condotto da Stefano de Luca
La capacità di “leggere” un testo teatrale è uno dei fondamenti del lavoro dell'attore. Sia che si reciti un canovaccio di poche righe nello stile della commedia dell'arte sia che si lavori sui grandi autori come Shakespeare o Cechov è necessario per l'attore padroneggiare alcuni strumenti di analisi che gli permettano di accedere al serbatoio di creatività e di energia che il testo contiene.
Stefano de Luca propone all'attore un lavoro “circolare” di analisi volto a sviluppare un rapporto veramente creativo e dinamico tra testo e scena.
Attraverso un percorso di esercizi di analisi e di improvvisazioni l'attore accumula esperienza scenica su circostanze, personaggio e relazioni così che fin dalla prima lettura il testo sia percepito come stimolo e nutrimento dell'azione scenica.
Stefano de Luca Allievo di Giorgio Strehler alla scuola di Teatro del Piccolo. E’ stato assistente di Strehler in numerosi spettacoli, tra cui: “Arlecchino, servitore di due padroni”, “L’anima buona di Sezuan”, “L’eccezione e la regola”, “La grande magia”, “L’isola degli schiavi”. Ha messo in scena oltre venti spettacoli in diversi paesi europei. Tra questi, al Piccolo Teatro di Milano: “Pinocchio”, da Collodi; “Il piccolo principe” da A. de Saint Exupery; “La barca dei comici”, da Goldoni; “Darwin tra le nuvole”, di Giorello, de Luca; al Radnoti Szinhaz di Budapest: “Questi fantasmi” di De Filippo, “Enrico IV” di Pirandello; all’Olimpico di Vicenza: “Oreste” di Alfieri; al Wilhelma Theatre di Stoccarda: “Baal” di Brecht, “Tre sorelle” di Cechov. Ha insegnato recitazione e regia presso le accademie di Mosca, Budapest, Stoccarda, Shangai e del Teatro alla Scala di Milano. Ha tenuto corsi di commedia dell’arte presso le università di Berkeley e UCLA, California e al GITIS di Mosca. L'ultimo suo spettacolo è gl'Innamorati di Carlo Goldoni, messo in scena al Teatro MALY di Mosca.
24 agosto 2010
Albino è attento, vigile, mite.
Gli altri sono distratti, avventurieri, pirati.
Il libro è la storia di un’emancipazione. Albino si libera anzitutto di se stesso, dell’immagine fasulla di uomo di successo, agiato, rispettato, scoprendo che i valori in cui crede la maggioranza della gente non sono per niente valori, ma strutture labili che non assicurano serenità e felicità.
Si libera dei rapporti fasulli, quelli con la fidanzata Lucilla e con i suoi amici goderecci e superficiali, perbenisti e ipocriti. Si libera di una fede che sente estranea. Ma tutto questo senza fare battaglie e nemmeno polemiche. Lui non farà altro che stabilire nuove relazioni. Inaccettabili, però.
Albino non si lascia alle spalle la propria storia per sentirsi poi svuotato e annichilito. Anzi, scopre nuovi modi di essere. Entra in sintonia con la natura, attraverso la cura del giardino, e con la storia universale che non si cura di presente/passato/futuro, ma che coagula sempre tutto in un presente eterno. Le antiche dee greche sono vive e attuali e sono magistrae vitae. Grazie a loro, Albino prende le distanze dalle piccole miserie quotidiane dell’ambiente sociale e si apre a dimensioni di più ampio respiro.
02 agosto 2010
15 febbraio 2010
13 gennaio 2010
04 gennaio 2010
Don Giovanni è un lampo, che per un attimo squarcia le tenebre del palcoscenico -e dell'esistenza-. E' la vita, che brilla intensissima nel buio e poi subito si spegne. E' gioco, nel senso più alto e insieme più terreno. E' leggerezza e volgarità. Dionisiaco e Apollineo. Terra e cielo. Veli evanescenti e assi di palcoscenico. Un velo di cipria, un foglio di carta velina nel vento. O forse era una foglia, quella che ho visto passare? O l'immagine di un viso di donna sfumato dal ricordo di mille altre, diverse, ma sempre la stessa ?
Sulla scena immagino grandi tende, come di finestra spalancata di colpo dal vento, perché inizia un temporale estivo. Sipari leggeri che coprono e rivelano insieme. Che scorrono rapidi e attraversano lo spazio rapidi come fantasmi, come nuvole di tenebra e di sangue.
Un Don Giovanni che sia proprio come un temporale estivo. Improvviso, inatteso, eccessivo. Che arriva svelto, sconvolge e scompare lasciando addosso un brivido. Come una passione, un innamoramento che sconvolge e lascia poi svuotati.
Immagino ombre che si inseguono, si ingrandiscono e si deformano sul sipario, al lume di candelabri tenuti da servitori smarriti. Un carosello di ombre di corpi, uomini e donne, che si abbracciano in amplessi o si contorcono come fossero divorati dalle fiamme.
Immagino il nostro Don Giovanni come il protagonista di un gioco spiccatamente, dichiaratamente, ostentatamente teatrale. Giovane affascinante antieroe, tutto preso da sé stesso e da questo gioco scenico fatto di nulla che è la vita; in cui il travestimento, la rappresentazione di se stessi come vittime o come persecutori, come seduttori o sedotti, sia impudicamente ostentata. Recitata.
Un giovane Don Giovanni e un Don Giovanni fatto di giovani. Un Don Giovanni divertito e spero divertente, ma anche inesperto e persino impacciato -a tratti- nei suoi tentativi di seduzione. Persino infantile, a volte, nella sua semplicità. E in cui la relazione con il compagno di giochi Leporello riprenda ritmi, dinamiche e schemi corporei che affondano le loro radici nella vivace tradizione dei comici dell’Arte.
Così lavoreremo insieme a questi giovani, straordinari protagonisti: provando ad accostarci all'assoluto del Don Giovanni di Mozart e Da Ponte, con l'atteggiamento di stupore di bambini che -giocando- sfiorano il mistero.
Stefano de Luca
Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.
-
Sono a Hong Kong. Oggi lezione agli studenti dell'Academy of performing arts e poi passeggiata tra mare e grattacieli. Quanto mi porta i...
-
Tornato da Hong Kong. Solo pochi giorni a Milano prima di ripartire ancora. Pubblico finalmente il video integrale del racconto del mio prov...