25 febbraio 2007
17 febbraio 2007
PIACENZA - La barca dei comici sta per salpare. Ultimi giorni di prova per il nuovo progetto realizzato da Teatro Gioco Vita e Piccolo Teatro di Milano, che debutterà venerdì alle ore 21 al Teatro dei Filodrammatici (in replica sabato 17 alle 21 e domenica 18 alle 15.30) e che in questi giorni è presentato in anteprima ai ragazzi delle scuole piacentine.
In occasione del tricentenario goldoniano, il più importante teatro stabile italiano e il piacentino stabile d'innovazione diretto da Diego Maj hanno inteso omaggiare il grande drammaturgo veneziano e insieme Giorgio Strehler, con uno spettacolo che prende le mosse da un frammento dei Mémoires - l'autobiografia di Goldoni che Strehler progettava di portare in scena negli ultimi anni della sua vita - per descrivere un viaggio iniziatico alla scoperta della magìa del teatro e degli artifici della scena.
La barca dei comici è uno spettacolo pensato prima di tutto per i ragazzi, ma che si rivolge anche agli adulti, che non potranno non subire il fascino dell'atmosfera poetica e onirica in cui la vicenda dei quattro comici viaggiatori è immersa, in un sorprendente intreccio di vita e teatro.
La suggestione delle ombre - curate per Teatro Gioco Vita da Fabrizio Montecchi - traduce sulla scena, insieme agli attori e alle bellissime musiche, in una scenografia essenziale, il materiale drammaturgico che Stefano De Luca e Stella Casiraghi hanno composto prendendo spunto da un episodio dei Mémoires, in cui Goldoni racconta il viaggio compiuto nell'adolescenza al seguito di una compagnia di comici. La regia è dello stesso De Luca, allievo di Strehler, che alle numerose collaborazioni con il Piccolo - recente è la sua ripresa dello storico Arlecchino servitore di due padroni - alterna le frequenti esperienze all'estero, in particolare in Germania. Per l'articolo completo clicca qui.
15 febbraio 2007
Di seguito il link al bell'articolo di Chiara Merli, pubblicato su LIBERTA'.
foto Margherita Busacca
13 febbraio 2007
12 febbraio 2007
05 febbraio 2007
Il primo livello è il semplice impulso a raccontare una storia. Quali che siano i mezzi a disposizione. Come scrive Strehler “con le parole o con un pezzetto di legno o con i gesti…” Raccontare comunque. Per la gioia di farlo. Per il desiderio e la fiducia che sia possibile stabilire una comunicazione tra uomo e uomo. Per strappare un sorriso, o una lacrima. “ ‘sdruiàmo!” Costruiamo… con la fantasia. Un piccolo mondo. Il secondo livello è lo spunto offerto dall’episodio dei Mémoires. Carlo, Carletto Goldoni, fuggendo la noia della filosofia scolastica, si affaccia a questo mondo che sarà la sua vita intera, il Teatro. Una vita vissuta nel teatro, la sua.
Da quella barca Goldoni non scenderà mai più.
Le onde del mare, quella distanza che separa il ragazzino fantasioso dalla mamma, spingono al viaggio. E dunque alla scoperta della bellezza e della complessità del mondo.
Dunque il piccolo viaggio di quell’episodio delle memorie assurge a simbolo dell’intera esistenza dell’autore.
C’è un grande mare che noi tutti, piccoli e grandi, dobbiamo attraversare. E’ il mare dell’esistenza. Tutti abbiamo il nostro viaggio da compiere. In fondo andiamo tutti da “qui” a “là”.
Da Rimini a Venezia. Il viaggio è la nostra stessa vita.
Il nostro sparuto gruppo di comici dunque affronta il viaggio con gli strumenti del teatro, armati solo della loro immaginazione. Della capacità di trasformare la scarsità di mezzi in un’esca per la loro creatività.
Il nostro lavoro è stato diverso da quello di una “solita” messinscena.
Ho voluto sin dall’inizio che le circostanze concrete, produttive, della messinscena entrassero a far parte della struttura narrativa del racconto. Le nostre difficoltà nel mettere in scena un’episodio tanto corale –che difatti Strehler descrive nel suo copione come un meraviglioso affresco con più di venti attori in scena- diventano parte fondante del racconto.
In pochi, con pochi mezzi, è possibile fare il teatro. Almeno ci si deve provare, dando fondo alle nostre capacità di invenzione. I pochi oggetti che costituiscono tutta la nostra scena –oggetti di teatro, con una loro storia di vita vissuta sul palcoscenico- costituiscono l’esca per la nostra immaginazione e per quella del pubblico a creare gli spazi e le atmosfere necessarie alla storia.
Ci vogliono buoni compagni di viaggio. In questo modo anche quando saremo travolti dalle tempeste della vita, qualcosa di noi sopravviverà. Come atto d’amore e di dono di sé.
Stella si è poi imbarcata assieme a noi ed è stata una preziosissima collaboratrice grazie alla sua conoscenza dei materiali su cui si è poi sviluppato il lavoro.
Voglio naturalmente parlare anche del nostro piccolo gruppo di attori e allo stesso tempo dei loro personaggi. Abbiamo dedicato le prime due settimane di prova ad un lavoro di reciproca conoscenza. Attraverso esercizi teatrali sullo spazio e sul rapporto scenico. E ad un lavoro di esplorazione dei materiali e delle situazioni.
Le nostre scoperte di questo periodo, sullo spazio e sui personaggi, sono entrate direttamente nello spettacolo e ne costituiscono l’ossatura. Lo abbiamo scritto insieme, in qualche modo. Con loro e su di loro.
In questo possiamo dire che il nostro lavoro riproduce, in piccolissimo, alcuni procedimenti che lo stesso Goldoni descrive nelle Memorie circa il suo metodo di scrittura. Prima la storia, poi il canovaccio con solo alcune parti dialogate, e poi –solo dopo l’incontro con gli interpreti – il testo.
Rappresenta l’attrazione per il teatro, intesa come attrazione per la possibilità. Per il regno del possibile. Dove i limiti sono solo quelli della nostra fantasia. Dove è indispensabile accettare la sfida di trasformare i mezzi a disposizone –e dunque anche le difficoltà- in nuove opportunità
Florindo de’Macheroni. E’ Stefano Moretti.Capocomico guitto e generoso. Miserabile e poetico. Entusiasta del suo mestiere, della sua arte. Ma anche ben cosciente delle fatiche che essa comporta. E’ una sorta di aiutante magico, che attrae e ispira il giovane Goldoni. Grazie alle sue contraddizioni. Letterato e ignorante insieme, Florindo rappresenta il contatto umano, l’incontro con l’altro da noi. Per un certo divertimento scenico anche eccessivo, anche fine a se stesso. Stefano fornisce entrambi gli aspetti al personaggio di Florindo, è capace di parlare con profondità e competenza del teatro barocco e poi sbrodolarsi sulla scena con un divertimento e un’energia persino strabordante.
Clarice. E’ Alice Bachi.Di solito Clarice è l’innamorata. Ma nella nostra minuscola compagnia deve farsi carico di numerosissime mansioni. Deve recitare numerose parti, deve occuparsi del cibo, dei costumi, della navigazione. Troppo lavoro, a volte. Ma è lei a tenere unita la compagnia e a spingere i compagni al suo rinnovamento. Per Goldoni è il motore della storia. E’ l’attrazione per il femminile, naturalmente. Un femminile che si rivela a volte materno, magico, a volte misterioso. O persino spaventevole, inquietante. Una mamma che è lontana, di là del mare, da raggiungere. Ma anche una compagna di giochi spensierati e di vita. Alice, a mio parere, ha una speciale presenza, in scena e nella vita, che la rende capace di esplorare e mostrare questi aspetti diversi e contrastanti. Con la sua grazia e la sua serietà è stata un punto di riferimento per la compagnia della “Barca”.
Zorzetto. E’ Giorgio Minneci.Sulla Barca Zorzetto recita Arlecchino. Ma Zorzetto forse E’ Arlecchino. O al contrario Arlecchino è Zorzetto? Teatro puro, infantile, immediato. Compagno di giochi ideale, sempre pronto a fare da spalla al capocomico Florindo de’Maccheroni. Costituisce assieme a lui una coppia comica in senso classico.
Goldoni ha un rapporto molto particolare con questo personaggio. E’ il suo doppio. A volte un rivale, un’ostacolo alla sua riforma, un’ombra con la quale lottare, e allo stesso tempo il custode eterno del suo teatro. Arlecchino è presente nei momenti fondamentali dello spettacolo, perché ne fa parte e allo stesso tempo lo trascende. E Giorgio Minneci chi è? Zorzetto, cioè Arlecchino, naturalmente!
02 febbraio 2007
Da lunedì siamo a Piacenza, dove debuttiamo il 13 febbraio al Teatro Comunale Filodrammatici. Questo è il link al sito di Teatro Gioco Vita.
A maggio, dopo una piccola tournée, la Barca approderà al Teatro Studio, a Milano.
(foto Margherita Busacca)
01 febbraio 2007
"Con Stefano de Luca il rapporto di collaborazione prosegue ormai da moltissimi anni, dai tempi de Il Piccolo principe e Pinocchio al Piccolo Teatro, a quelli di Baal a Stoccarda, Ubu Re a Bucarest, Oreste all’Olimpico di Vicenza, e ancora delle Favole di Calvino, delle Novelle di Pirandello… Scrivere musiche di scena è per me uno strano mestiere, un gioco di equilibri: la musica, in teatro, rimane sì un’arte, ma applicata a un’altra arte, al servizio della recitazione.
Lavorare alla Barca dei comici mi ha reso particolarmente felice. Con Fiorenzo Carpi ho collaborato per dieci anni; ricordo il clima delle nostre sessioni di registrazione, i segreti, i trucchi che mi ha insegnato, certe atmosfere che si creavano. Il mio lavoro sulle musiche si è articolato su due fronti. In primo luogo, selezionare pagine originali di Carpi, dalle quali attingere i temi per alcune scene. La scelta si è orientata sulle colonne sonore dei film La commediante veneziana, di Salvatore Nocita (1979), Infanzia, vocazioni, prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (1969) e Buon Natale, Buon Anno, entrambi di Luigi Comencini (1989), l’ultimo dei quali utilizzato in una versione da me arrangiata. Oltre a questo, Stefano mi ha richiesto altri temi, nuovi, che supportassero altri momenti dello spettacolo. Sono mie musiche originali, che dovevano convivere con l’opera di un gigante come Carpi… Davanti a me avevo due possibilità: scrivere qualcosa di totalmente diverso, oppure scegliere di allinearmi alla linea estetica di Fiorenzo. Ho optato per questa seconda soluzione: d’altra parte, lo spettacolo raccoglie in sé una incredibile serie di omaggi e di coincidenze, i trecento anni della nascita di Goldoni, l’omaggio a Strehler che non riuscì mai a portare in scena i Mémoires pur volendolo fortissimamente, i sessant’anni del Piccolo… Mi sembrava legittimo e opportuno rendere omaggio anche a Carpi, che a Strehler e al Piccolo è stato così legato. Di qui la mia scelta di strumentazioni in linea con quelle di Carpi, di un tema “Allegro” che rimanda all’Arlecchino, citando – così come Stefano fa nel suo spettacolo - spettacoli storici di Strehler, e quindi anche di Carpi, che un pubblico “affezionato” al Piccolo sicuramente saprà riconoscere."
Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.
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