Con fiducia.
(Foto di Margherita Busacca)
Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, inzigata da Chiara, la sorella.
Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.
Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.
Un’altra meravigliosa frase che tutti noi, prima o poi, nella vita, ci siamo sentita dire dalle nostre madri. Ma cos’è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria?
Le moderne statistiche hanno impiegato duemilacinquecento anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre i famiglia. Edipo et Clitemnestra docent. Woody Allen ci ha messo del suo. Eppure, sempre lì torniamo, all’amore di mamma.
Si sa, di mamma ce n’è una sola. Meno male.
Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.