25 febbraio 2007

Mentre la Barca approda domani al Teatro Chiabrera di Savona (recite il 26 e 27 febbraio), al Teatro Strehler -nella Scatola Magica- c'è la prima di "Arlecchino racconta". Insieme a Liana Casartelli, ci sono Silvia Rubino e Giorgio Sangati , che in questa lezione-spettacolo racconteranno ai più piccoli alcune storie sulle maschere e sulla commedia dell'arte. In scena fino al 16 marzo. Per informazioni clicca qui.

17 febbraio 2007

da "LIBERTA'" di mercoledì 14 febbraio 2007 > Spettacoli

Il regista racconta la nuova coproduzione del Piccolo e del Gioco Vita che debutta venerdì al Filo
Sulla nostra barca la magia del teatro
De Luca: «Un Goldoni di piccole cose, povero e poetico»

All rights reserved to legal owner.PIACENZA - La barca dei comici sta per salpare. Ultimi giorni di prova per il nuovo progetto realizzato da Teatro Gioco Vita e Piccolo Teatro di Milano, che debutterà venerdì alle ore 21 al Teatro dei Filodrammatici (in replica sabato 17 alle 21 e domenica 18 alle 15.30) e che in questi giorni è presentato in anteprima ai ragazzi delle scuole piacentine.
In occasione del tricentenario goldoniano, il più importante teatro stabile italiano e il piacentino stabile d'innovazione diretto da Diego Maj hanno inteso omaggiare il grande drammaturgo veneziano e insieme Giorgio Strehler, con uno spettacolo che prende le mosse da un frammento dei Mémoires - l'autobiografia di Goldoni che Strehler progettava di portare in scena negli ultimi anni della sua vita - per descrivere un viaggio iniziatico alla scoperta della magìa del teatro e degli artifici della scena.
La barca dei comici è uno spettacolo pensato prima di tutto per i ragazzi, ma che si rivolge anche agli adulti, che non potranno non subire il fascino dell'atmosfera poetica e onirica in cui la vicenda dei quattro comici viaggiatori è immersa, in un sorprendente intreccio di vita e teatro.
La suggestione delle ombre - curate per Teatro Gioco Vita da Fabrizio Montecchi - traduce sulla scena, insieme agli attori e alle bellissime musiche, in una scenografia essenziale, il materiale drammaturgico che Stefano De Luca e Stella Casiraghi hanno composto prendendo spunto da un episodio dei Mémoires, in cui Goldoni racconta il viaggio compiuto nell'adolescenza al seguito di una compagnia di comici. La regia è dello stesso De Luca, allievo di Strehler, che alle numerose collaborazioni con il Piccolo - recente è la sua ripresa dello storico Arlecchino servitore di due padroni - alterna le frequenti esperienze all'estero, in particolare in Germania. Per l'articolo completo clicca qui.

15 febbraio 2007

Oggi terza e ultima anteprima. Pubblico dai sette ai diciassette anni! Un bel mix... Lo spettacolo pare riesca a interessare tutti. Nelle piccole interviste che faccio a fine recita, sia i più piccoli che i grandi -quarta liceo- si sono detti divertiti e soddisfatti. Dunque bene. Ma noi sentiamo quanto ancora si debba fare per fluidificare lo spettacolo e potenziare i caratteri e le relazioni. Domani sera il primo pubblico di adulti. Poi a me tocca scendere dalla Barca per qualche tempo e salire sull'aereo per raggiungiere l'Arlecchino a Cagliari.
Di seguito il link al bell'articolo di Chiara Merli, pubblicato su LIBERTA'.
foto Margherita Busacca

13 febbraio 2007

Stamattina seconda recita. Pubblico dagli otto ai quattordici anni. Pare si divertano tutti! Comunque per noi ancora lavoro al pomeriggio. Mettiamo a punto la tecnica che ci ha dato parecchio filo da torcere. Ma soprattutto continuiamo a scoprire possibilità delle situazioni e dei caratteri. Siamo tutti molto stanchi. Domattina la terza recita e venerdì sera il pubblico adulto. Sono curioso di vedere come funziona. E se funziona. Ho fatto qualche foto. Domani le posto.

12 febbraio 2007

Questa mattina anteprima con il pubblico. Lo spettacolo c'è, funziona. Li ho intervistati alla fine e mi hanno detto di essersi divertiti molto. E' un bel risultato. Ancora molto lavoro da fare, però. Oggi ancora prove al pomeriggio, e così domani. A presto nuove foto di scena. E anche un video!

05 febbraio 2007

Dalle note di regia:
Lo spettacolo si struttura come un gioco teatrale, una fantasia a differenti livelli.
Il primo livello è il semplice impulso a raccontare una storia. Quali che siano i mezzi a disposizione. Come scrive Strehler “con le parole o con un pezzetto di legno o con i gesti…” Raccontare comunque. Per la gioia di farlo. Per il desiderio e la fiducia che sia possibile stabilire una comunicazione tra uomo e uomo. Per strappare un sorriso, o una lacrima. “ ‘sdruiàmo!” Costruiamo… con la fantasia. Un piccolo mondo. Il secondo livello è lo spunto offerto dall’episodio dei Mémoires. Carlo, Carletto Goldoni, fuggendo la noia della filosofia scolastica, si affaccia a questo mondo che sarà la sua vita intera, il Teatro. Una vita vissuta nel teatro, la sua.

Da quella barca Goldoni non scenderà mai più.

Le onde del mare, quella distanza che separa il ragazzino fantasioso dalla mamma, spingono al viaggio. E dunque alla scoperta della bellezza e della complessità del mondo.
Dunque il piccolo viaggio di quell’episodio delle memorie assurge a simbolo dell’intera esistenza dell’autore.

C’è un grande mare che noi tutti, piccoli e grandi, dobbiamo attraversare. E’ il mare dell’esistenza. Tutti abbiamo il nostro viaggio da compiere. In fondo andiamo tutti da “qui” a “là”.

Da Rimini a Venezia. Il viaggio è la nostra stessa vita.

Il nostro sparuto gruppo di comici dunque affronta il viaggio con gli strumenti del teatro, armati solo della loro immaginazione. Della capacità di trasformare la scarsità di mezzi in un’esca per la loro creatività.

Il nostro lavoro è stato diverso da quello di una “solita” messinscena.

Ho voluto sin dall’inizio che le circostanze concrete, produttive, della messinscena entrassero a far parte della struttura narrativa del racconto. Le nostre difficoltà nel mettere in scena un’episodio tanto corale –che difatti Strehler descrive nel suo copione come un meraviglioso affresco con più di venti attori in scena- diventano parte fondante del racconto.

In pochi, con pochi mezzi, è possibile fare il teatro. Almeno ci si deve provare, dando fondo alle nostre capacità di invenzione. I pochi oggetti che costituiscono tutta la nostra scena –oggetti di teatro, con una loro storia di vita vissuta sul palcoscenico- costituiscono l’esca per la nostra immaginazione e per quella del pubblico a creare gli spazi e le atmosfere necessarie alla storia.

I miei compagni di viaggio sulla “Barca”.

Ci vogliono buoni compagni di viaggio. In questo modo anche quando saremo travolti dalle tempeste della vita, qualcosa di noi sopravviverà. Come atto d’amore e di dono di sé.

In questo piccolo viaggio sulla “barca dei comici” ho avuto compagni davvero meravigliosi – difficile elencarli tutti-. Ne cito alcuni.

Insieme a Stella Casiraghi abbiamo preparato il viaggio, studiando le carte per la successiva navigazione. Il punto di partenza, oltre alle due paginette dei Mémoires, non era un copione perfettamente definito. Ma piuttosto un canovaccio con alcune parti scritte e altre no.

Stella si è poi imbarcata assieme a noi ed è stata una preziosissima collaboratrice grazie alla sua conoscenza dei materiali su cui si è poi sviluppato il lavoro.

Insieme a Fabrizio Montecchi, regista del Teatro Gioco Vita e scenografo della “Barca”, abbiamo giocato a sperimentare le diverse possibilità di trasformazione dello spazio offerte dall’utilizzo di elementi semplici. La nostra Barca è il frutto di una sorta di caccia al tesoro che si è svolta nei magazzini del Piccolo, alla ricerca di vecchi bauli e oggetti di scena. Da Fabrizio ho imparato molto sull’affascinante mondo delle ombre e di quanto questo mezzo espressivo –che lui padroneggia in maniera splendida- possa offrire alla creatività.

Luisa Spinatelli ci ha regalato dei costumi pieni di fascino e di storia, oltre al suo sorriso e all’incoraggiamento ogni volta che è venuta a trovarci nei giorni delle prove. La sensibilità e il gusto di Luisa –oltre alla sua immensa esperienza- ci hanno molto aiutato a graduare l’atmosfera settecentesca e la caratterizzazione dei personaggi.

Il lavoro di Marco Mojana sulle musiche di Fiorenzo Carpi è stato di un rigore e di un rispetto estremi. Perché nascono da una profonda conoscenza e da un amore vero per quello che è stato uno dei suoi maestri. E così anche le musiche di cui lui stesso è autore nello spettacolo ci hanno ispirato e divertito. La nostra collaborazione prosegue ormai da molti anni, ma ogni volta rivela piacevoli sorprese.

Il nostro tecnico tuttofare, Adriano Todeschini, si è occupato delle luci e della fonica. Ma a volte è stato suggeritore, attrezzista, perfino coreografo suggerendo agli attori una certa posizione.

E poi voglio ancora ricordare: Monia, assistente ai costumi, Sara e Nicoletta, assistenti alle scene e alle ombre, Federico, fonico del Piccolo, Robertina della sartoria del Piccolo, Franz, che ha suonato la sua tromba nelle musiche di scena.

Gli attori e i personaggi:

Voglio naturalmente parlare anche del nostro piccolo gruppo di attori e allo stesso tempo dei loro personaggi. Abbiamo dedicato le prime due settimane di prova ad un lavoro di reciproca conoscenza. Attraverso esercizi teatrali sullo spazio e sul rapporto scenico. E ad un lavoro di esplorazione dei materiali e delle situazioni.

Le nostre scoperte di questo periodo, sullo spazio e sui personaggi, sono entrate direttamente nello spettacolo e ne costituiscono l’ossatura. Lo abbiamo scritto insieme, in qualche modo. Con loro e su di loro.

In questo possiamo dire che il nostro lavoro riproduce, in piccolissimo, alcuni procedimenti che lo stesso Goldoni descrive nelle Memorie circa il suo metodo di scrittura. Prima la storia, poi il canovaccio con solo alcune parti dialogate, e poi –solo dopo l’incontro con gli interpreti – il testo.

Carlo Goldoni. E’ Tommaso Banfi. Il nostro Goldoni è un Goldoni senza età. Tutto è già avvenuto. Ma allo stesso tempo tutto – nel racconto che si fa messinscena – viene rivissuto, ricreato. Nell’episodio dei Mémoires Goldoni ha tredici anni. Ma noi sappiamo che lui scrive e riscrive le memorie in momenti diversi della sua vita. Dunque quel ragazzino è visto attravaerso gli occhi di un uomo maturo. Persino vicino alla morte, a volte. Ma non solo. Il tempo è una cosa strana, meravigliosa. L’infanzia non è certo un fatto anagrafico, ma uno sguardo sul mondo, una maniera di rapportarsi all’esistente. Chi, come Carlo Goldoni, è capace di ricreare continuamente la sua vita, fino all’ultimo istante, è eternamente giovane. Perchè rimane in contatto con l’intuizione del poeta, del fanciullo, che è capace di essere tutt’uno con i suoi personaggi, di frantumare se stesso in mille storie, caratteri, punti di vista. Creando continuamente un legame tra se e gli altri, attraverso la scrittura, la rappresentazione.

Rappresenta l’attrazione per il teatro, intesa come attrazione per la possibilità. Per il regno del possibile. Dove i limiti sono solo quelli della nostra fantasia. Dove è indispensabile accettare la sfida di trasformare i mezzi a disposizone –e dunque anche le difficoltà- in nuove opportunità

E’ questo lo sguardo sull’infanzia che ci interessava e io credo che questo sguardo speciale sia un dono che Tommaso ha ricevuto naturalmente e che ha messo a disposizione nel lavoro con grande generosità.

Florindo de’Macheroni. E’ Stefano Moretti.Capocomico guitto e generoso. Miserabile e poetico. Entusiasta del suo mestiere, della sua arte. Ma anche ben cosciente delle fatiche che essa comporta. E’ una sorta di aiutante magico, che attrae e ispira il giovane Goldoni. Grazie alle sue contraddizioni. Letterato e ignorante insieme, Florindo rappresenta il contatto umano, l’incontro con l’altro da noi. Per un certo divertimento scenico anche eccessivo, anche fine a se stesso. Stefano fornisce entrambi gli aspetti al personaggio di Florindo, è capace di parlare con profondità e competenza del teatro barocco e poi sbrodolarsi sulla scena con un divertimento e un’energia persino strabordante.

Clarice. E’ Alice Bachi.Di solito Clarice è l’innamorata. Ma nella nostra minuscola compagnia deve farsi carico di numerosissime mansioni. Deve recitare numerose parti, deve occuparsi del cibo, dei costumi, della navigazione. Troppo lavoro, a volte. Ma è lei a tenere unita la compagnia e a spingere i compagni al suo rinnovamento. Per Goldoni è il motore della storia. E’ l’attrazione per il femminile, naturalmente. Un femminile che si rivela a volte materno, magico, a volte misterioso. O persino spaventevole, inquietante. Una mamma che è lontana, di là del mare, da raggiungere. Ma anche una compagna di giochi spensierati e di vita. Alice, a mio parere, ha una speciale presenza, in scena e nella vita, che la rende capace di esplorare e mostrare questi aspetti diversi e contrastanti. Con la sua grazia e la sua serietà è stata un punto di riferimento per la compagnia della “Barca”.

Zorzetto. E’ Giorgio Minneci.Sulla Barca Zorzetto recita Arlecchino. Ma Zorzetto forse E’ Arlecchino. O al contrario Arlecchino è Zorzetto? Teatro puro, infantile, immediato. Compagno di giochi ideale, sempre pronto a fare da spalla al capocomico Florindo de’Maccheroni. Costituisce assieme a lui una coppia comica in senso classico.

Goldoni ha un rapporto molto particolare con questo personaggio. E’ il suo doppio. A volte un rivale, un’ostacolo alla sua riforma, un’ombra con la quale lottare, e allo stesso tempo il custode eterno del suo teatro. Arlecchino è presente nei momenti fondamentali dello spettacolo, perché ne fa parte e allo stesso tempo lo trascende. E Giorgio Minneci chi è? Zorzetto, cioè Arlecchino, naturalmente!

02 febbraio 2007

Ultimo giorno di prove al Piccolo, a Milano. Lasciamo la sala prove del sesto piano, intitolata proprio a Fiorenzo Carpi, con le musiche di questo straordinario musicista nelle orecchie e nel cuore. E con uno spettacolo che ogni giorno si svela un pò di più. L'aspetto più difficile, ma anche quello più stimolante è che tutto quello che avviene in scena è frutto di un lavoro di creazione fatto assieme agli attori. L'esperienza di scoperta e di gioco che raccontiamo -quella del giovane Goldoni- è la nostra. Quella di questi giorni trascorsi assieme a giocare sulle suggestioni del frammento dei Mémoires.
Da lunedì siamo a Piacenza, dove debuttiamo il 13 febbraio al Teatro Comunale Filodrammatici. Questo è il link al sito di Teatro Gioco Vita.
A maggio, dopo una piccola tournée, la Barca approderà al Teatro Studio, a Milano.
(foto Margherita Busacca)

01 febbraio 2007

Marco Mojana, sulle musiche dello spettacolo:

"Con Stefano de Luca il rapporto di collaborazione prosegue ormai da moltissimi anni, dai tempi de Il Piccolo principe e Pinocchio al Piccolo Teatro, a quelli di Baal a Stoccarda, Ubu Re a Bucarest, Oreste all’Olimpico di Vicenza, e ancora delle Favole di Calvino, delle Novelle di Pirandello… Scrivere musiche di scena è per me uno strano mestiere, un gioco di equilibri: la musica, in teatro, rimane sì un’arte, ma applicata a un’altra arte, al servizio della recitazione.

Lavorare alla Barca dei comici mi ha reso particolarmente felice. Con Fiorenzo Carpi ho collaborato per dieci anni; ricordo il clima delle nostre sessioni di registrazione, i segreti, i trucchi che mi ha insegnato, certe atmosfere che si creavano. Il mio lavoro sulle musiche si è articolato su due fronti. In primo luogo, selezionare pagine originali di Carpi, dalle quali attingere i temi per alcune scene. La scelta si è orientata sulle colonne sonore dei film La commediante veneziana, di Salvatore Nocita (1979), Infanzia, vocazioni, prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (1969) e Buon Natale, Buon Anno, entrambi di Luigi Comencini (1989), l’ultimo dei quali utilizzato in una versione da me arrangiata. Oltre a questo, Stefano mi ha richiesto altri temi, nuovi, che supportassero altri momenti dello spettacolo. Sono mie musiche originali, che dovevano convivere con l’opera di un gigante come Carpi… Davanti a me avevo due possibilità: scrivere qualcosa di totalmente diverso, oppure scegliere di allinearmi alla linea estetica di Fiorenzo. Ho optato per questa seconda soluzione: d’altra parte, lo spettacolo raccoglie in sé una incredibile serie di omaggi e di coincidenze, i trecento anni della nascita di Goldoni, l’omaggio a Strehler che non riuscì mai a portare in scena i Mémoires pur volendolo fortissimamente, i sessant’anni del Piccolo… Mi sembrava legittimo e opportuno rendere omaggio anche a Carpi, che a Strehler e al Piccolo è stato così legato. Di qui la mia scelta di strumentazioni in linea con quelle di Carpi, di un tema “Allegro” che rimanda all’Arlecchino, citando – così come Stefano fa nel suo spettacolo - spettacoli storici di Strehler, e quindi anche di Carpi, che un pubblico “affezionato” al Piccolo sicuramente saprà riconoscere."

 Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.