28 febbraio 2008

Riparte la "Barca". Appena tornato da Roma, dopo il debutto di Mamma mammazza, ho subito comiciato le prove della ripresa de La barca dei comici. Con due nuovi compagni di viaggio, Marta e Angelo. Il lavoro procede spedito nonostante la stanchezza, davvero tanta. Con Marta ci conosciamo da una vita ed è sempre bello lavorare insieme, Angelo è invece una nuova conoscenza. E' giovane e ha un' energia bellissima, sarà un ottimo Florindo de'Maccheroni. E siamo già quasi al debutto, che sarà a Piacenza lunedì prossimo. Il giorno seguente io parto ancora, con i comici dell'arte... Andiamo di nuovo a Pechino, a debuttare in un teatro che pare un'astronave. Con Arlecchino, naturalmente. "Io non mi fermo mai..." diceva Chirone-Tino Carraro a Faust-Strehler. Ricordo quella battuta pronunciata dalla voce brumosa di Carraro, che avrà avuto ormai ottant'anni. "Io non mi fermo mai..." In questi giorni io invece mi fermerei volentieri. Per avere il tempo di riflettere sulle tantissime cose che avvengono nel lavoro e nella mia vita.
Esperienze intensissime -dolorose, felici- si susseguono senza darmi respiro. Ma fermarsi non si può. E poi ho la netta impressione che siamo solo all'inizio... Fortuna che c'è il buddismo. Una nave per attraversare il mare della sofferenza. Così intravedo la rotta. C'è un brano bellissimo del Sutra del Loto che dice "...come se uno avesse trovato una nave per compiere la traversata". Riparte la barca... Continuiamo a navigare.
Con fiducia.


(Foto di Margherita Busacca)

15 febbraio 2008

In diretta dal Teatro della Dodicesima di Spinaceto, grazie a una fantastica connessione wireless . Con Alessandro stiamo facendo le luci. Sergio e Giorgia dipingono le cantinelle di nero. Marta e Tom sono in giro a comprare il velcro. Anna mette in ordine i costumi. Il teatrino è molto carino, le dimensioni giuste per il nostro spettacolo. Carlotta, l'organizzatrice del teatro è gentilissima. Bene.
Era una casa molto carina
senza soffitto, senza cucina;
non si poteva entrarci dentro
perché non c'era il pavimento.
Non si poteva andare a letto
in quella casa non c'era il tetto;
non si poteva far la pipì
perché non c'era vasino lì.
Ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero;
ma era bella, bella davvero
in Via dei Matti numero zero.

Giorgia (la mammazza) in una foto di Paola Sarappa.

Questa canzoncina mi inquietava molto, quando ero bambino. Immaginare una casa senza soffitto e senza pavimento... E poi niente vasino. Dove fare la pipì? Come espletare i bisogni più elementari, senza vasino e senza cucina? La casa, il rifugio, il luogo protetto per eccellenza, svanisce. Dove rifugiarsi, allora?

Lo spettacolo inizia così. Con la costruzione dello spazio. La casa di via dei matti è anche il palcoscenico. E' quello spazio "vuoto" in cui tutto comincia. C'è un'altro spazio vuoto. E' uno schermo TV che non trasmette che un disturbo indistinto. La casa è lì dentro, ormai. Ma dentro allo schermo c'è il nulla. Benvenuti in Via dei Matti. Numero zero.

13 febbraio 2008

Domani ultima prova a Milano e poi partenza per Roma. Venerdì prova e sabato debutto di LUPUSAGNUS con Mamma mammazza, di Aquilino.

Sabato ore 21.00 e domenica ore 17.30
al Teatro della Dodicesima

via Carlo Avolio, 60 - Spinaceto Roma
Tel. 06.93933470

Lo spettacolo sta in due auto. Tutto. Nel senso che portiamo con noi quattro sedie, un tappeto, e pochi attrezzi di scena. E le ore di prova che siamo riusciti a strappare a questi pochi giorni milanesi tra una tournée e l'altra. Proprio per questo sono molto fiero del lavoro. E' nostro. E poi considero queste due recite a Roma davvero come una specie di utile test. Per noi, per lo stile, per la drammaturgia. Lo spettacolo è un piccolo gioco crudele, un bizzarro mix di comico e tragico e grottesco e pastorale e... televisivo. C'è un pò di cartoon, un pò di cronaca nera, un pò di tragedia greca. Shakerate il tutto, aggiungete una spruzzata di hip-hop e una generosa porzione di Vivaldi e Pergolesi e servite gelido...

"Una madre ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”.

Un Festen in salsa mediterranea.
Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, inzigata da Chiara, la sorella.
Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.
Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.
“Io ti ho fatto, io ti distruggo”.
Un’altra meravigliosa frase che tutti noi, prima o poi, nella vita, ci siamo sentita dire dalle nostre madri. Ma cos’è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria?
Le moderne statistiche hanno impiegato duemilacinquecento anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre i famiglia. Edipo et Clitemnestra docent. Woody Allen ci ha messo del suo. Eppure, sempre lì torniamo, all’amore di mamma.

Cinque attori e un regista formatisi alla scuola di Giorgio Strehler. Un autore che è insegnante, psicoterapeuta, scrittore per l’infanzia. Un testo che diverte e sconcerta, insinuando sotto pelle una sottile inquietudine. Uno spettacolo divertente come un giro in ottovolante, tra risate e tuffi al cuore.

Si sa, di mamma ce n’è una sola. Meno male.

12 febbraio 2008


5 Grammy Awards per Amy Winehouse!
Record of the Year, Best New Artist, Song of the Year, Pop Vocal Album and Female Pop Vocal Performance.
Meritatissimi. Qui ci sono i video della serata. You Know I'm No Good' e 'Rehab'.
I love you, Amy.

11 febbraio 2008

Ultimi giorni (ore?) di prove per Mamma mammazza. Stiamo veramente facendo salti mortali per riuscire a terminare questa fase di lavoro. Sabato debuttiamo a Roma, al Teatro della Dodicesima. Anteprima che più anteprima non potrebbe essere. Diciamo piuttosto un test. Niente scene, costumi di trovarobato. Ma -pur nella fatica- ci divertiamo molto a raccontare questa crudele, raggelante favola moderna . Ambientata dove? In Via dei Matti, numero zero...

03 febbraio 2008


Ho guardato su YouTube i discorsi di Barack Obama dopo la sconfitta in New Hampshire e dopo la vittoria in South Carolina. Dovrebbero vederli tutti gli italiani. Davvero. Discorsi pieni di speranza e di tolleranza. Di rispetto per sostenitori e oppositori. Discorsi pronunciati da un politico giovane, preparato ed entusiasta, capace di trasmettere finalmente una energia positiva. E speranza che le cose si possano cambiare davvero. Certo, il confronto con il panorama politico nostrano è desolante. Disperante. Ma forse che anche gli USA non sono stati umiliati dalla politica di Bush degli ultimi anni? Qualcosa di nuovo può avvenire anche qui da noi. Deve. E' fondamentale continuare a crederci. E ascoltare Obama trasmette la sensazione che cambiare è possibile. Yes we can! Yes we can! Forse persino noi italioti possiamo! Grazie Obama! Il video è una canzone ispirata a uno dei discorsi di cui dicevo sopra. Naturalmente i discorsi sono una visione più impegnativa! Potete vederli cliccando sui link. Io ve lo consiglio davvero di cuore. Anche se non doveste capire l'inglese...

It was a creed written into the founding documents that declared the
destiny of a nation.

Yes we can.

It was whispered by slaves and abolitionists as they blazed a trail
toward freedom through the darkest of nights.

Yes we can.

It was sung by immigrants as they struck out from distant shores and
pioneers who pushed westward against an unforgiving wilderness.

Yes we can.

It was the call of workers who organized;
women who reached for the ballot;
a President who chose the moon as our new frontier;
and a King who took us to the mountaintop and pointed the way to the Promised Land.

Yes we can to justice and equality.
Yes we can to opportunity and prosperity.
Yes we can heal this nation.
Yes we can repair this world.
Yes we can.

And so tomorrow, as we take this campaign South and West; as we learn
that the struggles of the textile worker in Spartanburg are not so
different than the plight of the dishwasher in Las Vegas; that the
hopes of the little girl who goes to a crumbling school in Dillon are
the same as the dreams of the boy who learns on the streets of LA; we
will remember that there is something happening in America; that we
are not as divided as our politics suggests; that we are one people;
we are one nation; and together, we will begin the next great chapter
in America's story with three words that will ring from coast to
coast; from sea to shining sea -

Yes. We. Can.

02 febbraio 2008

Tornati a Milano, da Santiago. Uno shock, naturalmente.
La differenza tra le due città, espressa in gradi centigradi
già da sola basta ad argomentare la questione.
Venti gradi circa... Comunque c'è poco tempo per riprendersi
perchè altre scadenze sono già all'orizzonte. Più che all'orizzonte. Riprendiamo domani il lavoro su MAMMA MAMMAZZA di Aquilino. Pochi giorni per andare in scena in forma di laboratorio, a Roma.
Nei prossimi giorni scriverò molto di più.

 Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.