15 luglio 2008

"Allora Pinocchio, preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato.

Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni.

Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l'iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome, il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia.

Il giudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima parte al racconto: s'intenerì, si commosse: e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello.

A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi.

Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:

- Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.

Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia.

E lì v'ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi: e vi sarebbe rimasto anche di più, se non si fosse dato un caso fortunatissimo. Perché bisogna sapere che il giovane Imperatore che regnava nella città di Acchiappa-citrulli, avendo riportato una gran vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi e velocipedi, e in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini.

- Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch'io, - disse Pinocchio al carceriere.

- Voi no, - rispose il carceriere, - perché voi non siete del bel numero...

- Domando scusa, - replicò Pinocchio, - sono un malandrino anch'io.

- In questo caso avete mille ragioni, - disse il carceriere; e levandosi il berretto rispettosamente e salutandolo, gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare."

Benvenuti nel paese di Acchiappa-citrulli. E' arrivata, dopo soli sette anni (!), la sentenza per lo scempio di Bolzaneto. Non fu tortura. Nessuno farà un solo giorno di prigione. Certo, cos'altro ci si poteva aspettare? E' normale in questo paese senza vergogna. Un paese in cui non si può essere accusati di tortura perchè non esiste il reato di tortura! Paese offeso, violentato, in cui il capo del governo si scrive da solo le leggi per sfuggire ancora una volta a un processo in cui è accusato di reati comuni. In cui il presidente della Regione Abruzzo, una delle regioni italiane con il più alto debito nella sanità, viene arrestato insieme a mezza giunta con l'accusa di aver preso mazzette per circa 6 milioni di euro! Se colpevole, pagherà? Restituirà i soldi rubati? Non nel paese di Acchiappa-citrulli. Ridente gioioso paese in cui in gattabuia ci vanno solo i poveracci, come Pinocchio. "Spesso i teoremi accusatori sono infondati...", sghignazza quello. Certo. Vergogna. Vergogna. Vergogna.

Supportolegale

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 Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.