11 dicembre 2007

Siamo all'undici dicembre. Ultima settimana e mezza di lavoro. La prima ufficiale -per la critica- è il 22, ma avremo già il pubblico vero il 20 e 21. Da domani finalmente proviamo tutto il giorno, alla mattina prove tecniche (luci e fonica, scena) e al pomeriggio con gli attori. Lo spettacolo c'è. Ma moltissimo resta da fare, sia sul piano della fluidità -tutta da conquistare- sia su quello dell'interpretazione. Lavoriamo.

Dalle note di regia, sparpagliate e incomplete:

Pasquale Loiacono, povera anima, cerca in ogni modo di sopravvivere alla cruda realtà dell'esistenza inventandosi un universo parallelo, popolato di fantasmi. Quanto sia consapevole di questo scarto nella percezione, non mi interessa poi tanto. Lui crede. Crede ai fantasmi. Perchè deve, perchè è l'unica possibilità rimastagli per affrontare la miseria morale e materiale della sua esistenza. La giovane e bellissima moglie lo tradisce per un uomo sposato che costruisce sul denaro la sua falsa indipendenza dalla famiglia e dai figli.

Pasquale vive in una casa infestata da anime dannate, in pena, alla ricerca di un briciolo di sollievo, di cibo, di benessere. Fantasmi, appunto.

Il fantasma del desiderio, della passione, della ricchezza. Lo spettro della miseria, della guerra.

"I fantasmi non esistono! Siamo noi, i fantasmi."Siamo fantasmi quando non siamo più noi stessi, quando ci nascondiamo dietro un ruolo che abbiamo scelto o che ci è stato imposto. Siamo fantasmi quando non riusciamo più a vederci l'un l'altro. Perchè la comunicazione è diventata impossibile. Un diabolico, infernale gioco di specchi.

Proiezioni. Fantasmi.

Perchè si è persa la chiave del cuore. Perchè l'ego ci separa gli uni dagli altri. Ermeticamente chiusi. Per difendere un'opinione. Mantenere un puntiglio.

Certo, i fantasmi possono fare comodo. Possono essere preziosi per attribuire loro le nostre malefatte, i nostri peccati.

Il tema del teatro in Questi fantasmi.
Pasquale Loiacono ha fatto tutti i mestieri, per cercare di sbarcare il lunario. Tutti. Persino l'impresario teatrale. E forse sua moglie, la giovane e bella Maria, lo ha seguito in questa impresa, magari spinta dal desiderio di calcare le scene e vivere così una vita diversa, migliore. A Pasquale-Eduardo l'immaginazione non manca. La sopravvivenza come scienza delle soluzioni immaginarie, quasi una patafisica. Accetta di vivere nella casa infestata dai fantasmi per interpretare il ruolo di un piccolo borghese soddisfatto e sereno. Un'uomo che ogni mattina si affaccia al balcone cantando per mostrare al mondo che la sua vita è serena, senza problemi. (Fantasmi? Nemmeno l'ombra, professò...) In cambio, non pagherà l'affitto per cinque anni. Deve interpretare un ruolo, dunque. Recitare la normalità.
Non sarà facile. Perchè la normalità è fatta di miserie quotidiane. Di orrori. Una moglie che tradisce, una moglie tradita, mariti che comprano la loro libertà e il loro piacere. Figli usati come ostaggi, vittime destinate a loro volta a diventare carnefici...

Armida recita il ruolo della mater dolorosa. Della moglie tradita.

Raffaele il portiere recita il guardiano della casa degli spiriti.

Gastone il ruolo del genero affettuoso.

Alfredo quello dell'amante focoso.

Ma in Eduardo la tematica pirandelliana si colora di una più giocosa e intensa teatralità. Fino a raggiungere i toni della farsa, le maschere della commedia dell'arte.

Eppure, quanto di più di questo...
Quando sono vicino a te, mi sento niente. Mi sento piccirillo piccirillo. Mi sento vicino a Dio...
Nella feroce ironia di Pasquale che si inginocchia davanti all'amante della moglie perchè lo salvi dai debiti e dalla miseria. Perchè gli restituisca la donna di cui non può fare a meno. C'è una sorta di estrema abiezione e insieme di estrema rinuncia dell'orgoglio, della personalità. Una sottomissione a un potere più grande. Una preghiera.

E poi.

-Non verrà più... Un'altro? Magari, speriamo!

Triplo salto mortale. Chi manipola e chi è manipolato? Non si scappa. Siamo tutti fantasmi...

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 Post del primo luglio 2023. Il tempo passa. Olivia, che non era neppure un pensiero, ha già cinque anni.